Parrucchieri morti al Rigopiano, i figli riaprono il negozio: “Continuiamo il loro sogno”
Sono passati tre mesi dalla tragedia dell’Hotel Rigopiano, quando una valanga travolse l’albergo di Farindola e tutti coloro che si trovavano al suo interno. Ventinove le vittime, tra cui una coppia di parrucchieri di Castel Frentano, Luciano Caporale e Silvana Angelucci. Dopo quella tragedia i figli di Luciano e Silvana hanno deciso di portare avanti quello che era il sogno dei loro genitori. E cioè continuare il loro lavoro, con il nuovo negozio che marito e moglie avevano inaugurato poco prima della tragedia. Così è nato “Luciano&Silvana 2.0”, il negozio gestito da Nicola ed Elia Caporale, 25 e 21 anni. Come hanno raccontato a Repubblica, a gestire ogni giorno il negozio è Elia, il più piccolo dei due fratelli, perché Nicola “deve fare quello che avevano deciso con mamma e papà: studiare”. Nicola infatti sta completando gli studi in Ingegneria edile ad Ancona ma appena ha la possibilità va a dare una mano a suo fratello e ai vari dipendenti del negozio. “A volte ci tremano ancora le gambe – hanno detto i due fratelli, che per giorni dopo la valanga hanno atteso notizie dei loro genitori dispersi – ma abbiamo fatto la cosa giusta: abbiamo continuato il loro sogno”.
“Ho capito realmente quello che stavo facendo – ha spiegato ancora Elia – quando un nostro cliente mi ha guardato nello specchio e mi ha detto: è la prima volta in 23 anni che mi faccio tagliare i capelli da qualcuno che non sia tuo padre”. I due ragazzi hanno ammesso comunque che tra l’affetto dei vecchi clienti, che sono rimasti, e la solidarietà di tanta gente colpita dalla tragedia dei genitori hanno aumentato i clienti e per fortuna le cose si sono messe bene. I due giovani hanno anche raccontato che spesso i clienti vorrebbero parlare di mamma e papà, di quello che è successo, e si aspettano di trovare i figli distrutti dal dolore: “Ma io inizio a scherzare e li spiazzo – ha detto Elia -. Non accetto di guardare indietro, mamma e papà sono morti e io adesso devo andare avanti: dopo un po’ capiscono, anche se qualche volta sparo una battutaccia e ci rimangono così male che poi li devo pure consolare”.
Di quanto accaduto al Rigopiano Elia ha parlato di destino: “Però questo non vuol dire che debba finire così: qualcuno deve andare in galera per quello che è successo, per tutta quella gente in trappola uccisa dalla valanga”.