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Papa Francesco a Prato e Firenze: “Basta con la Chiesa ossessionata dal potere”

È il giorno di Papa Francesco in Toscana: Bergoglio è andato prima a Prato, dove ha ricordato gli operai cinesi morti due anni fa, e poi a Firenze. Migliaia di fedeli in fila da ore per accoglierlo.
A cura di Susanna Picone
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Come da programma, la prima tappa di questa intensa giornata di Papa Francesco in Toscana è a Prato. Il Pontefice è arrivato intorno alle 8 del mattino allo stadio Lungobisenzio della città a bordo di un elicottero dell’Aeronautica militare. Ad accoglierlo Bergoglio – che arriva in Toscana 29 anni dopo un altro Papa, Giovanni Paolo II – ha trovato il vescovo Franco Agostinelli, il sindaco Matteo Biffoni e il prefetto Maria Laura Simonetti. A bordo della sua papamobile Papa Francesco ha raggiunto piazza del Duomo, dove ad aspettarlo ha trovato migliaia di fedeli in fila dall’alba e alcuni anche da ieri sera. A piazza Duomo è previsto un discorso del Papa, dopodiché Bergoglio andrà a Firenze per la seconda tappa della sua giornata in Toscana. Già pronto da ieri il percorso che lo porterà al Duomo, dove parlerà al Convegno ecclesiale, alla mensa dei poveri di Piazza Santissima Annunziata e allo stadio per la Messa nel pomeriggio.

Il discorso di Papa Francesco a Prato

“Sono venuto come pellegrino, di passaggio, in questa città ricca di storia e di bellezza, che lungo i secoli ha meritato la definizione di ‘città di Maria'”, così Papa Francesco ha aperto il suo discorso dalla cattedrale di Prato, dopo aver salutato in particolare i malati, gli anziani e i detenuti. “Siete fortunati – ha aggiunto – perché siete in buone mani! Sono mani materne che proteggono, sempre aperte per accogliere. Siete privilegiati anche perché custodite la reliquia della ‘Sacra Cintola' della Madonna, che ho appena potuto venerare”. “Il Signore ci esorta a non restare chiusi nell'indifferenza, ma ad aprirci; a sentirci, tutti  quanti, chiamati e pronti a lasciare qualcosa per raggiungere qualcuno, con cui condividere la gioia di aver incontrato il Signore e anche la fatica di camminare sulla sua strada”, ha continuato Francesco dal pulpito del Duomo di Prato. E ancora: “Ci è chiesto di uscire per avvicinarci agli uomini e alle donne del nostro tempo. Uscire, certo, vuol dire rischiare, ma non c'è fede senza rischio. Una fede che pensa a se stessa e sta chiusa in casa non è fedele all'invito del Signore, che chiama i suoi a prendere l'iniziativa e a coinvolgersi, senza paura”. Mentre vi adoperate nella ricerca delle migliori possibilità concrete di inclusione – ha spiegato il Papa – non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà. Non rassegnatevi davanti a quelle che sembrano difficili situazioni di convivenza; siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri patti di prossimità”. Papa Francesco ha ricordato gli operai cinesi morti due anni fa a causa di un incendio nella zona industriale di Prato: “La vita di ogni comunità – ha detto subito dopo aver evocato i 7 morti – esige che si combattano fino in fondo il cancro della corruzione e il veleno dell'illegalità. Dentro di noi e insieme agli altri, non stanchiamoci mai di lottare per la verità!”.

Papa Francesco a Firenze

Dopo Prato Papa Francesco è arrivato in piazza Duomo a Firenze accolto dagli applausi della folla che lo ha atteso lungo il percorso nel centro storico. L'arcivescovo di Firenze cardinale Giuseppe Betori ha accompagnato Bergoglio all'interno del Battistero dove si è soffermato davanti alla “Crocifissione bianca”, il dipinto di Chagall esposto per l'occasione. Poi Francesco è stato accolto dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. “Una Chiesa che presenta questi tre tratti – umiltà, disinteresse, beatitudine – è una Chiesa che sa riconoscere l'azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente. L'ho detto più volte e lo ripeto ancora oggi a voi: ‘preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti’”, così Papa Francesco nel Duomo di Firenze. Bergoglio, parlando al convegno della Chiesa italiana, ha detto che non bisogna essere ossessionati dal potere, “anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all'immagine sociale della Chiesa”. “Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso”, ha continuato il pontefice.

L’incontro col carabiniere Giangrande e il pranzo con i poveri

Il Papa in piazza Santissima Annunziata ha pregato con un gruppo di malati tra cui anche il maresciallo Giuseppe Giangrande, il carabiniere rimasto gravemente ferito davanti a Palazzo Chigi il 28 aprile 2013. “Papa Francesco ha benedetto tutti i presenti, ha donato a ciascun malato un rosario e un santino e, per quanto riguarda mio padre, quando l'ha avvicinato l'ha ringraziato per il suo sacrificio e anche per il lavoro che fanno per lui i carabinieri e le altre forze dell'ordine”, ha commentato la figlia del carabiniere, Martina. “Sono anche molto contenta – ha aggiunto Martina Giangrande – che mio padre abbia potuto stringere la mano al Papa, una cosa che gli ha fatto un immenso piacere”. Papa Francesco ha poi pranzato con i poveri alla mensa della Caritas in piazza Santissima Annunziata a Firenze e per farlo si è registrato come tutti, ricevendo quindi l'apposita tesserina. “Si è registrato come tutti i poveri, per sentirsi uguale a tutti gli altri”, ha riferito padre Ciro Benedettini, vice direttore della sala stampa vaticana.

La messa di Papa Francesco allo stadio di Firenze

Ultima tappa della visita del Papa in Toscana allo stadio Artemio Franchi, dove Francesco è stato accolto da una folla di migliaia di persone. Durante la messa il Papa ha chiesto di “mantenere un sano contatto con la realtà, con ciò che la gente vive, con le sue lacrime e le sue gioie”. Mantenere questo contatto, ha spiegato il Pontefice, “è l'unico modo per poter aiutare la gente, per formare e comunicare. È l'unico modo per parlare ai cuori delle persone, toccando la loro esperienza quotidiana: il lavoro, la famiglia, i problemi della salute, il traffico, la scuola, i servizi sanitari. È l'unico modo per aprire il loro cuore all'ascolto di Dio”.

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