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Padova: sesso e video hot sotto minaccia di licenziamento, colf ridotta a schiava sessuale

La donna assunta come commessa ma costretta a fare lavori in casa e ad avere rapporti sessuali anche filmati col datore di lavoro.
A cura di A. P.
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Prima le aveva promesso un lavoro come commessa nel suo supermercato più vitto e alloggio se avesse anche fatto la sua collaboratrice domestica, ma poi l'avrebbe costretta ad avere continui rapporti sessuali riducendola infine a vera e propria schiava sessuale. Queste le pesanti accuse nei confronti di un datore di lavoro 51enne di Camisano in provincia di Vicenza che all'epoca dei fatti contestati risiedeva a Campodoro, in provincia di Padova, sempre in Veneto, che ora è finito a processo con l'accusa di violenza sessuale, maltrattamenti, violenza privata e anche stalking. Gli episodi sarebbero avvenuti tra il novembre del 2012 e il marzo dell’anno dopo.

Le vessazioni nei confronti della colf, una donna originaria dell'Est Europa, sarebbero iniziate con la richiesta di ore ed ore di straordinari in negozio senza pagamento, poi il datore avrebbe iniziato a pretendere rapporti sessuali fino a sottoporla ad abusi di ogni genere. La donna di origini slovacca, oltre al lavoro quasi da schiava in casa e in negozio, sarebbe stata costretta ad avere rapporti con il datore anche mentre aveva febbre alta e in più aveva l'obbligo di farsi riprendere in video hard come se fosse una pornostar. Il tutto sempre sotto la minaccia di pesanti ripercussioni se si fosse sottratta agli abusi, in primis il licenziamento.

La donna però ad un certo punto non ha resistito ed è scappata dalla casa e dal suo lavoro pensando di potersi lasciare tutto alle spalle. Come riportano i quotidiani locali, però, il 51enne a questo punto avrebbe iniziato a perseguitarla minacciando che avrebbe potuto rovinarla. Per questo la donna si è rivolata ai carabinieri denunciando tutto. A seguito delle indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Padova e coordinate dal pubblico ministero Giorgio Falcone, infine l'uomo è stato rinviato a giudizio con l'accusa di aver riservato lo stesso trattamento anche ad un'altra donna, sempre originaria dell'Est Europa.

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