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“Non assumerei gay”, Taormina condannato anche in appello

“Niente omosessuali nel mio studio”, aveva detto l’avvocato Carlo Taormina nel corso di una trasmissione radiofonica. Anche in secondo grado i giudici lo hanno condannato per discriminazione.
A cura di Susanna Picone
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Aveva detto che non avrebbe assunto omosessuali nel suo studio e per questo era stato condannato per discriminazione. Una sentenza confermata anche in secondo grado. Protagonista l’avvocato Carlo Taormina, già condannato lo scorso agosto dal giudice del lavoro di Bergamo. Oggi la Corte d’appello di Brescia ha confermato, appunto, quella sentenza nei confronti dell’ex parlamentare. L’avvocato Taormina, rispondendo nel 2013 alle domande di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, conduttori della trasmissione radiofonica La Zanzara in onda su Radio24, aveva affermato che, appunto, non avrebbe assunto un omosessuale nel suo studio legale. Parole che avevano spinto l’associazione “Avvocatura per i diritti Lgbti”, rappresentata dagli avvocati Caterina Caput e Alberto Guariso, a denunciare il noto avvocato per discriminazione.

La sentenza dei giudici di Brescia – Secondo i giudici bresciani Carlo Taormina “ha manifestato, pubblicamente, una politica di assunzione discriminatoria” e “si tratta quindi di espressioni idonee a dissuadere gli appartenenti a detta categoria di soggetti dal presentare le proprie candidature allo studio professionale dell’appellante e quindi certamente ad ostacolarne l’accesso al lavoro ovvero a renderlo maggiormente difficoltoso”. Il fatto poi che Taormina sia un personaggio pubblico rappresenterebbe un’aggravante: “Questo non può che attribuire maggiore risonanza alle sue dichiarazioni, e quindi, parallelamente, maggiore dissuasività”. L’avvocato, da parte sua, aveva sostenuto di aver manifestato solo un’opinione e che la libertà di espressione è sancita dalla Costituzione. Per i giudici “è pure vero che l’art.21 della Costituzione garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ma è altrettanto vero che questa libertà incontra i limiti degli altri principi e diritti che godono di garanzia e tutela costituzionale”.

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