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New York, ecco il palazzo dell’apartheid: porte per i poveri e i ricchi

La porta principale del palazzo della Extell Development Company a Manhattan è per i ricchi broker di Wall Street, quella sul retro è per chi, invece, fatica a pagare l’affitto a fine mese. Ma il problema non riguarda solo la Grande Mela.
A cura di Biagio Chiariello
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Una poor door, letteralmente una “porta per i poveri” separata dall'ingresso per i ricchi. Dovrebbe essere un'immagine di tempi andati, ma succede nel 2014 a New York (e non solo). Il grande palazzo della Extell Development Company in costruzione nell'Upper West Side (al numero 40 di Riverside), destinerà alcuni dei suoi 33 piani alle persone meno abbienti, che rientrano nei programmi di social housing. 55 piccoli appartamenti, destinati ai "low-income residents", le persone che guadagnano poco, come sottolinea anche Repubblica. Si tratta di inquilini “poveri” che avranno, sì, lo stesso indirizzo di quelli più facoltosi, ma dovranno usare un accesso diverso, sul retro del palazzo, e avranno ascensori separati. Sono le “poor doors”, appunto. Ma sui quotidiani inglesi e americani vengono coniate anche altre denominazioni: “service entrance", "debtor gate", "the 99 percent door".

 "Le cosiddette poor doors – si legge in un editoriale del Boston Globe – potrebbero essere giustificabili se ci fossero due palazzi distinti, ma quelli di cui stiamo parlando sono edifici unici e che avranno lo stesso indirizzo. Ironicamente il tema della campagna elettorale del sindaco di New York Bill de Blasio era "A Tale of Two Cities" (il racconto di due città), quella dei ricchi e quella dei poveri. Ora la sua amministrazione ha approvato il piano del gruppo Extell".

Discriminazione 2.0 a New York: il censo invece che la razza

Per molti si tratta di una vera e propria forma di discriminazione 2.0, cioè aggiornata non più sulla razza – come poteva essere fino a quale decennio  fa – ma sulla posizione e sul conto in bianca. Tutto ciò in una delle città simbolo d’avanguardia e di libertà come la Grande Mela. La spiegazione è una sola: denaro. Come si legge in un articolo del Corriere della Sera, “Extell, la società costruttrice del condominio, ha chiesto volontariamente alla municipalità di partecipare al programma di social housing, coprendone interamente il costo e non solo una parte, per ottenere il diritto a costruire un grattacielo più alto e a un abbattimento delle tasse. Grazie a un'opzione prevista dagli accordi, la società ha però scelto di non aggiungere nuovi piani alla sua torre, ma di vendere (a caro prezzo) il diritto a un'altra società, che ha un cantiere poco lontano. In questo modo il permesso per gli extra piani, sommato agli incentivi fiscali, ripagherà con grassi interessi gli affitti calmierati”.

E il problema non riguarda solo New York, ma anche Londra. "Lo racconta il Guardian – continua il pezzo di Repubblica – citando il nuovo progetto edilizio di appartamenti di lusso su One Commercial Street o le aree della metropoli dove il boom delle case (e i prezzi) sembra inarrestabile. E dove oltre all'ingresso di servizio per i più poveri l'area "segregata" riguarda anche spazi comuni come quello per la spazzatura o per tenere le biciclette".

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