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Migranti: sette morti nel Canale di Sicilia, salvate 484 persone

I migranti erano a bordo di quattro gommoni e sono stati salvati da una operazione di salvataggio coordinata dalla centrale operativa della Guardia Costiera di Roma.
A cura di Susanna Picone
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Una nuova tragedia si è consumata sabato nel Canale di Sicilia. Sette migranti sono stati recuperati senza vita, altri 484 invece sono stati salvati. I migranti, che viaggiavano a bordo di quattro gommoni, sono stati salvati grazie a quattro operazioni di soccorso coordinate dalla centrale operativa della Guardia costiera a Roma e del Ministero delle infrastrutture e trasporti. I migranti sono stati recuperati da nave Diciotti CP941 e dalle motovedette CP 312 e 319 della Guardia costiera italiana, da nave Sirio della Marina militare italiana nonché dalla nave Sea Eye e dal rimorchiatore Gagliardo. Ha partecipato alle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo anche il mercantile Ohio. Le sette vittime erano tutte di sesso maschile.

Intanto, sulla questione migranti è intervenuto Abdulsalam Kajman, il vicepresidente del governo di riconciliazione Nazionale guidato da Fayez Al Sarraj, che in un colloquio con il Corriere ha chiesto all’Italia maggiore collaborazione. “Mentre parliamo gruppi di migranti stanno sicuramente raggiungendo le coste italiane ma questo non avrà fine se non c’è un accordo sui modi per stabilizzare e mettere in sicurezza le frontiere meridionali della Libia. Se ci sarà collaborazione piena, io credo che ce la possiamo fare”, ha spiegato. “Gli italiani vogliono che la nostra Guardia Costiera blocchi i barconi, ma — ha aggiunto — dobbiamo lavorare in modo congiunto. E se non risolviamo i problemi del Sud della Libia, non risolveremo la questione dei migranti”.

La situazione alla frontiera Sud è drammatica — ha detto ancora il vice di Sarraj — occorre concentrare energie e risorse su quell’area. Ne abbiamo discusso con il ministro dell’Interno Minniti. Siamo pronti a formare una nuova guardia di confine e il governo italiano è disposto a formare e addestrare gli uomini che vigileranno sull’intera frontiera. Purtroppo la difficile situazione economica in quella regione spinge molti giovani a lavorare per i trafficanti”.

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