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Migranti, Galantino (Cei) contro Renzi: “Aiutarli a casa loro non basta”

Il segretario generale della Cei contro la frase ‘aiutarli a casa loro’: “Rischia di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità”. L’Osservatorio Romano se la prende con l’Europa e la sua “solidarietà a parole”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La frase ‘aiutarli a casa loro’, se non si dice come e quando e con quali risorse precise, rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità”. A tornare sulle parole del segretario del Pd Matteo Renzi e sul suo ‘aiutiamoli a casa loro' è Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Galantino si è soffermato oggi sul tema dei migranti e sulla differenza tra profughi e migranti per motivi economici, ritenuta inadeguata: “È come descrivere due tipi di povertà, come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica”.

Il segretario della Cei è contrario alla contrapposizione tra migranti e poveri, una distinzione “fuori posto” che non fa altro che “alimentare una guerra tra poveri”. Proprio sull’argomento della povertà assoluta in Italia, dopo la pubblicazione di oggi dei dati dell’Istat, si è soffermato Galantino: “Mi piacerebbe che questi numeri – ha detto riferendosi agli oltre 4 milioni e mezzo di individui che vivono in povertà assolutamuovano le coscienze e le agende politiche. Ci sono scarti enormi che non possono essere lasciati ai margini”.

Sul tema dei migranti critico anche l'Osservatore Romano, l'organo di stampa vaticano che oggi se la prende con l’Europa: “Tanta solidarietà a parole, ma nei fatti continua a restare inerte di fronte al dramma dell’immigrazione nel Mediterraneo e alle difficoltà dell’Italia, ormai da sola in prima linea nel fronteggiare l’emergenza”.

Galantino è intervenuto oggi ad un convegno al Senato sul "valore delle regole", durante il quale ha voluto sottolineare il ruolo della corruzione nel nostro Paese e l’importanza di contrastare questo fenomeno: “Un argine all’epidemia di corruzione può essere frutto solo di un’azione concordata e coordinata. Va bene l’azione repressiva, vanno bene regole sempre meno permissive, regole che devono essere accompagnate dalla volontà chiara di invertire la rotta segnata dai tanti, troppi furbi che hanno occupato e che forse continuano a occupare posizioni chiave”. Per il segretario della Cei, però, pensare che queste azioni e che le regole bastino “non serve a nessuno: bisogna convincersi che l’impegno per la riduzione del tasso di corruzione è un processo e come tutti i processi esige l’impegno deciso, continuo e paziente di tutti”. La soluzione, secondo Galantino, consiste nel "non cambiare le regole e le leggi in corsa o al cambio di esecutivo”, cercando invece un impegno “continuo e paziente”.

L'impegno contro la corruzione "non produrrà consensi". secondo Galantino che si è soffermato sull'aspetto politico della lotta al malaffare. “Spendersi per ridurre il tasso di corruzione difficilmente procura consensi, anzi”, ha sottolineato il segretario della Cei.

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