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M5S: “Renzi ha piazzato i suoi uomini nelle aziende di Stato per condizionare il futuro governo”

Il Movimento 5 Stelle protesta contro le nomine dei vertici delle partecipate pubbliche effettuate lo scorso week-end dal Mef denunciando la scarsa trasparenza della procedura seguita dal ministero dell’Economia e sostenendo che le conferme sarebbero state decise in realtà da Renzi che avrebbe posizionato “i suoi uomini al vertice delle maggiori aziende partecipate in modo da condizionare anche il lavoro del futuro esecutivo che dovrà avere a che fare con gli uomini scelti da Renzi”.
A cura di Charlotte Matteini
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Prosegue la protesta del Movimento 5 Stelle contro le nomine effettuate dal Ministero dell'Economia e delle Finanze per la conferma e il rinnovo dei vertici delle partecipate pubbliche come Eni, Enel, Leonardo (ex Finmeccanica) e Poste Italiane. Secondo gli esponenti del M5S "le nomine delle più importanti società partecipate dello Stato sono state volute e decise da Renzi in riunioni carbonare con pezzi della maggioranza di centrodestra. Le scelte dei vertici di Enav, Enel, Eni, Leonardo-Finmeccanica, Poste Italiane e Terna non sono state decise dal Mef ma, con il consenso tacito del ventriloquo dell’ex premier, Paolo Gentiloni, sono state ratificate nelle segrete stanze del potere renziano", come spiegato in un post pubblicato stamane sul Blog di Beppe Grillo. Insomma, attraverso il rinnovo dei vertici delle società partecipate dallo Stato italiano a ridosso della scadenza elettorale che porterà il Paese a nuove elezioni entro la primavera del 2018, Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio e attuale candidato alla segreteria del Partito Democratico, avrebbe confermato "i suoi uomini al vertice delle maggiori aziende partecipate, in modo da condizionare anche il lavoro del futuro esecutivo che dovrà avere a che fare con gli uomini scelti da Renzi".

"A leggere le nomine diffuse dal Mef si nota la mano di Matteo Renzi. Sono state confermate alcune figure che è noto l'abbiano aiutato nel corso della sua scalata politica, come Alberto Bianchi nel Cda di Enel, presidente della Fondazione Open e finanziatore delle campagne elettorali di Renzi", spiega il deputato Andrea Vallascas, raggiunto telefonicamente da Fanpage.it.

Vedete dunque un grosso conflitto di interessi in questi nomine?

"Sì, assolutamente. Il ministro Padoan avrebbe dovuto bloccare le nuove nomine, ad eccezion fatta per i casi limite come quello di Mauro Moretti di Finmeccanica condannato in primo grado per la strage di Viareggio, e attendere la fine della legislatura per effettuare le conferme e le rimozioni necessarie dato che mancano pochi mesi e sarebbe stato meglio permettere al nuovo governo di farsi carico del rinnovo dei vertici delle partecipate".

Ma quindi era possibile prorogare la durata dei vertici in scadenza e slittare al 2018 per il rinnovo delle cariche? 

"Diciamo che non è previsto ufficialmente, ma esiste un precedente che indica che comunque è una procedura attuabile. Queste nomine oltretutto sono state effettuate senza tener conto di parametri di merito, ma sono rispondono semplicemente al parametro della vicinanza politica e sono state effettuate in maniera poco trasparente. E per questo noi chiediamo che il governo venga in Parlamento a riferire i criteri seguiti per decidere la conferma e la rimozione dei vertici delle varie partecipate".

Lei circa un mese fa ha depositato una mozione chiedendo al governo di introdurre requisiti e modalità innovative per la scelta dei vertici delle partecipate

"Sì, questa mozione non è però andata in Aula e non è stata discussa. Attraverso questa mozione noi, come Movimento 5 Stelle, chiedevamo al governo di introdurre dei criteri meritocratici per l'individuazione dei nuovi vertici, abbandonando quindi la logica della spartizione politica delle poltrone, e quindi di prevedere una procedura pubblica e trasparente puntando sui requisiti di professionalità e indipendenza, come già richiesto nel 2014 attraverso un'altra mozione. Non solo, attraverso la mozione chiedevamo inoltre al governo che l'eventuale riconferma dei vertici uscenti fosse subordinata alla valutazione dei risultati aziendali conseguiti e sottoposta al parere delle competenti commissioni parlamentari, che avrebbero dovuto verificare la professionalità, l'onorabilità, l'indipendenza e gli eventuali conflitti di interesse dei professionisti individuati, evidenziando inoltre la necessità di introdurre dei criteri di incompatibilità, tra i quali l'esclusione di personalità che abbiano procedimenti giudiziari in corso".

Questo problema potrebbe riproporsi nuovamente, dato che a fine anno sono in scadenza i vertici di Bankitalia e Consob

"Anche in questo caso noi siamo per la proroga degli attuali vertici, lasciando quindi la possibilità al futuro governo di effettuare le proprie nomine una volta che sarà entrato in carica".

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