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La Turchia in un buco nero: Erdogan cancella Darwin e l’evoluzionismo dai testi scolastici

L’islamizzazione della Turchia passa per i libri di scuola. Da qui la decisione di Erdogan di cancellare Darwin e l’evoluzionismo dai testi didattici utilizzati nelle scuole del Paese. Ma per il presidente il nodo è politico, la religione c’entra ben poco.
A cura di Augusto Rubei
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Il presidente della Turchia Tayyip Erdogan (Getty).
Il presidente della Turchia Tayyip Erdoğan (Getty).

Niente di più che un apprendista rais. In pochi mesi Recep Tayyip Erdoğan è riuscito a trascinare la Turchia in un buco nero. Gli attacchi, a decine. Poi l'assassinio dell'ambasciatore russo Karlov ad Ankara, la strage di Capodanno al Reina, il fallito golpe militare dello scorso anno che ha dimezzato la forza dell'esercito nazionale. Una serie di eventi che indicano perfettamente lo stato delle cose. L'avanzamento, lo sviluppo, la crescita di un processo di re-islamizzazione che Erdogan non ha mai nascosto. Giocando sempre con il piede in due scarpe. Lo ha fatto in Siria, in Egitto, in Libia. Aprendo di tanto in tanto le porte al Califfato, trasformando la provincia di Hatay in una sorta di autostrada a doppio senso di circolazione per i jihadisti. Questioni di opportunità, forse, anche se il risultato è stato disastroso.

La Turchia quale esempio di espressione laica, incontaminata, tramonta definitivamente. Oggi, dopo che il ministero dell'Educazione ha annunciato, in via ufficiosa, che a partire dal 2019 nei programmi scolastici dei licei turchi non sarà più previsto l'insegnamento della teoria dell'evoluzionismo di Darwin. La bozza prevede l'esclusione della sezione "Origine della vita ed evoluzione" dai corsi di biologia.

È una decisione che nessuno si sarebbe mai aspettato. Erdogan non ha mai messo da parte le sue ambizioni, è vero; e la vittoria, stringata, al referendum di aprile che potrebbe tenerlo in sella fino al 2034 lo aveva in qualche modo galvanizzato. Ma finora c'erano sempre state delle certezze: la Turchia è un membro Nato da oltre 70 anni, con un negoziato di adesione all'Ue (seppur in stallo) e circa 10 miliardi di euro messi sul tavolo da Bruxelles per chiudere la rotta balcanica e ridurre il flusso dei migranti verso l'Europa. Un'arma a doppio taglio che Recep ha costantemente usato come ricatto. Malgrado ciò, Ankara era e restava un interlocutore indispensabile per l'Occidente. Almeno fino ad oggi.

Perché la decisione di cancellare l'evoluzionismo dalla didattica rappresenta un punto di non ritorno. È un messaggio chiarissimo, che contraddice la storia e i principi del Grande Kemal. Il Padre dei turchi (Atatürk il nome adottato dopo la guerra della riconquista) aveva lasciato in eredità ai suoi successori uno Stato autonomo e indipendente. Adesso si starà rivoltando nella tomba.

Con questa mossa Erdogan non solo isola una buona parte dell'establishment accademico e culturale del Paese, ma rincorre un modello obsoleto, contaminato dall'unione tra islamismo conservatore e nazionalismo. L'unico precedente al mondo è quello saudita. Solo tra i Saud vige un regime di regole così ferreo e fedele a una interpretazione radicale dell'islam. Analoghe espressioni si rintracciano tra le correnti più estreme del wahabismo. Mohammed Yusuf, fondatore ed ex leader della setta nigeriana Boko Haram, in una vecchia intervista rilasciata a un tv internazionale non esitò a sostenere che la Terra fosse piatta e la pioggia un dono e una creazione di Allah.

Sia chiaro, il dibattito tra evoluzionisti e creazionisti ha investito la società islamica da tempo. Credere tuttavia che esista un islam monolitico è un errore, così come è un errore credere che esista una posizione condivisa da tutti i musulmani sulla teoria dell'evoluzione. Per Erdogan il nodo è politico, non religioso. Le scritture sacre c'entrano ben poco. Sterilizzare Darwin significa anestetizzare il popolo turco da ogni forma di ateismo e materialismo. Significa introdurre uno strumento di controllo contro il secolarismo. Significa, appunto, addormentare per sempre il mito inconfessato di Kemal Ataturk. Non a caso nei programmi scolastici sarà anche ridotto lo spazio dedicato alla sua figura e alla sua storia. In compenso sarà inserito un capitolo sul golpe del luglio 2016.

Insomma, quel che la Turchia sta scontando è la spregiudicatezza di un uomo intento a giocare solo la sua partita, nella foga del potere e della conquista. In questa cornice non è possibile ignorare nemmeno le colpe dell'Occidente. Con Francia e Stati Uniti che in un primo momento hanno fortemente sostenuto (e usato) Erdogan con ogni mezzo per fare fuori Assad e soddisfare le loro mire espansionistiche. Fino a comprendere, poco dopo, di aver puntato sul cavallo sbagliato. C'è chi dice che sia troppo tardi per recuperare. E i fatti, purtroppo, lo stanno dimostrando.

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