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La frase di Malala Yousafzai nel tema della maturità 2015, antidoto al razzismo italiano

Sto immaginando che cosa risponderanno i genitori che dalla mattina alla sera urlano “ruspa” e “fuori i clandestini” quando i figli gli spiegheranno di aver fatto il tema della maturità su Malala. Proveranno almeno un poco d’imbarazzo?
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«Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo». Immagino questa frase, nero su bianco nelle tracce degli esami di maturità 2015, letta ad alta voce a scuola. Letta in quelle zone d'Italia in cui la maggior parte degli studenti considera – perché a casa così gli hanno spiegato che deve fare – gli immigrati un danno, un peso, una diversità in peggio. Immagino quei ragazzi che scelgono la traccia, la sviluppano e magnificano questo gigantesco esempio bambino, Malala, che ha messo a rischio la propria vita per rivendicare il diritto all'educazione anche per le bambine. Poi tornano a casa e maledicono il nordafricano sul bus, il pakistano in fila al supermercato, il cinese col negozio sotto casa. E lo maledicono perché hanno sentito il papà e la mamma farlo. O perché hanno sentito quello con la felpa che cambia ogni santo giorno «ruspa» e «a casa i clandestini».

E non ripetete solo la bella frase a cantilena. E guardatela, la faccia di Malala Yousafzai. È uguale a quella dei nostri migranti, arrivati dal mare rischiando la vita, in fuga dalla loro terra, respinti dal resto del mondo. Sa di privazione e di speranza. Sa di voglia di pace, di nient'altro.

Penso che a questo giro sono solo i ragazzi a dover imparare qualcosa dalle prove degli esami di maturità. Spero che qualche genitore imbecille, quando oggi il figlio o la figlia tornerà a casa e dirà: «Sai papà, ho fatto il tema su Malala» non risponderà «Beh, aiutamoli a casa loro».

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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