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L’estate non ferma la “lotta al gender” e promotori Family Day scrivono al Miur

Il Comitato Difendiamo i nostri figli – organizzatore del Family day dello scorso inverno al Circo Massimo a Roma – ha preparato un dossier da consegnare al Ministero dell’Istruzione per denunciare “gli abusi didattici” e una petizione per chiedere “libertà educativa”.
A cura di C. T.
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Nonostante sia oramai piena estate, la battaglia contro il "gender nella scuole" non dorme mai. Così il Comitato Difendiamo i nostri figli – organizzatore del Family day dello scorso inverno al Circo Massimo a Roma – ha preparato un dossier da consegnare al Ministero dell'Istruzione per denunciare "gli abusi didattici" e una petizione per chiedere "libertà educativa". In un comunicato il Comitato si dice "in attesa di conoscere il lavoro della Commissione del Ministero dell’Istruzione circa linee guida sull’articolo 1 comma 16 della legge cosiddetta ‘buona scuola’, relative all’attivazione di percorsi educativi di lotta alla ‘discriminazione per orientamento di genere’". Tuttavia il movimento guidato da Massimo Gandolfini è già convinto del pericolo: "Il dichiarato obiettivo del contrasto ad ogni forma di bullismo e discriminazione è stato smentito da recenti indiscrezioni di stampa, che hanno messo in luce una bozza delle suddette linee guida tutta tesa alla promozione dell’indifferentismo sessuale e alla scelta di un’identità di genere totalmente slegata dall’identità sessuata degli alunni". Per questo motivo la guardia sarà" altissima" anche nel periodo estivo. A fine luglio ci sarà la consegna al Ministro Giannini di "oltre 50mila firme in sostegno della petizione per la libertà educativa, il consenso informato preventivo e la possibilità di esonero da progetti didattici e percorsi educativi non condivisi".

Non solo. Al ministro Stefania Giannini sarà consegnato anche un dossier "che certifica i casi di abuso didattico educativo che già si sono verificati in numerose scuole del nostro paese e il manifesto educativo redatto dal nostro Comitato e sottoscritto da oltre 30 associazioni che condividono le nostre istanze". Per cautelarsi contro qualche eventuale "colpo di mano", Gandolfini ci tiene a precisare che "se qualcuno intente far passare le linee guida con qualche sotterfugi di ferragosto può dunque toglierselo dalla testa perché i nostri riflettori resteranno puntati in maniera permanente sui lavori in corso presso il Ministero, sempre con rinnovata fiducia nel lavoro che vede il Fonags come importante interlocutore della commissione degli esperti che sta mettendo a punto le linee guida". In ogni caso, il comitato rilancerà a pieno ritmo la battaglia contro la diffusione dell'ideologia gender nelle scuole, il suo nemico numero uno che, semplicemente, non esiste. Riprenderà, quindi, l'attività "di contrasto alla propaganda gender, promuovendo presso ogni consiglio comunale d’Italia un ordine del giorno che impegnerà l’amministrazione  a rispettare la libertà educativa delle famiglie e a non trasmettere in nessun modo ‘ideologie gender' nelle scuole di pertinenza comunale".

"L’indottrinamento all’indifferentismo sessuale che cancella il primato educativo dei genitori è  tutt’altro che un processo culturale irreversibile", conclude Gandolfini, citando una storia di speranza: "La nuova giunta comunale di Trieste, del sindaco Di Piazza, ha infatti sospeso l’adesione del Comune al ‘Gioco del rispetto’, scegliendo di non rifinanziare un’attività che aveva suscitato le proteste di numerose famiglie e il coinvolgimento del comitato difendiamo i nostri figli". Peccato che le "lezioni porno" all'asilo di Trieste fossero una sonora bufala,

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