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Il carabiniere che coltivava la marijuana in caserma

A Grotte di Castro, in provincia di Viterbo, il maresciallo dei carabinieri è finito in manette con l’accusa di detenzione e coltivazione di canapa indica: in casa sua trovate 17 piantine di marijuana.
A cura di Alfonso Biondi
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Marijuana

Durante una perquisizione hanno trovato in casa sua 17 piantine di marijuana. Che c'è di nuovo vi starete chiedendo? Nulla, tranne il fatto che quella casa si trova nella caserma del paese e che lì ci abita il maresciallo. E' successo a Grotte di Castro, piccolo comune di quasi 3mila abitanti in provincia di Viterbo. L'uomo, dopo essere stato interrogato per l'intera notte, è stato arrestato dai suoi colleghi assieme al fratello: per i due l' accusa è quella di concorso in detenzione e coltivazione di canapa indica. L'ufficiale, che da 10 anni era a capo della stazione del paesino, è stato subito sospeso dall'incarico.

"Nonostante le indagini condotte abbiano coinvolto un proprio collega tutte le operazioni volte a garantire il rispetto della legalità sono state eseguite con la massima celerità, imparzialità e determinazione"- si legge in una nota diffusa dal comando provinciale dei carabinieri di Viterbo che non ha rinunciato ad usare il pugno duro.

Al maresciallo si è giunti attraverso sui fratello, residente ad Acquapendente. I carabinieri, infatti- dopo essersi imbattuti nel fratello dell'ufficiale durante un'indagine sullo spaccio di sostanze stupefacenti- hanno preso a pedinarlo e a sorvegliarlo, scoprendo che l'uomo era solito recarsi  nella caserma di Grotte di Castro. A questo punto, come prevede la prassi, è scattata la perquisizione a casa del maresciallo e, dopo il ritrovamento delle 17 piantine di marijuana (un po' troppe rispetto alla piantina ornamentale tollerata dalla Cassazione), il conseguente fermo.

L'ufficiale, a quanto si apprende, si sarebbe difeso sostenendo che le piantine che teneva in casa erano esclusivamente per uso personale e non destinate allo spaccio. Adesso la situazione dei due fratelli è al vaglio della Procura della Repubblica di Viterbo che dovrà decidersi sul da farsi. La notizia è senza dubbio da annoverare tra le più curiose di questi giorni.

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