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Ha un cancro, non può adottare: “Non mi arrendo, combatterò per le donne malate come me”

Lo sfogo della donna torinese di 42 anni che per il tribunale non può adottare perché ha un tumore al seno: “Per troppa onesta oggi non ho il nulla osta per essere madre”.
A cura di Susanna Picone
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Bianca è una donna torinese di 42 anni che non può diventare mamma perché ha un cancro al seno. La malattia ha compromesso la sua fertilità negandole la gioia di diventare madre naturale mentre un giudice le ha negato l’autorizzazione ad adottare un bambino insieme al suo compagno. Proprio perché malata. Il tribunale dei minori di Torino “non ritiene tale condizione compatibile con l'accoglienza di un bambino”. La decisione è arrivata anche se la coppia aveva superato tutto l'iter che la procedura di adozione prevede: dai colloqui fino alle visite nella casa che avrebbe dovuto ospitare il bambino. Poi però è arrivata una ricaduta – il cancro dopo quattro anni di silenzio è tornato all'attacco – e la consuetudine in giurisprudenza chiede che passino almeno cinque anni di remissione. Ma Bianca, nonostante tutto, spera ancora di poter diventare madre. Lei stessa ha raccontato come si sente in un’intervista a La Stampa.

“Per troppa onestà oggi non ho il nulla osta per essere madre” – La donna è convinta che se non avesse detto al medico legale del cancro lui non avrebbe individuato la patologia: “Stavo bene da più di quattro anni, gli esami del sangue erano puliti, così come gli screening strumentali. Per troppa onestà oggi non ho il nulla osta per essere madre”. “Il paradosso di essere considerata troppo malata per essere madre ma troppo poco per ottenere i permessi di malattia della legge 104 mi fa sorridere – così l’impiegata a La Stampa -, un sorriso amaro che nasconde una grande rabbia per una burocrazia con il paraocchi. La cosa peggiore, poi, è che la relazione del medico legale del tribunale di Torino l’idoneità all’adozione me l’ha data: non piena, ma certificando che la malattia non avrebbe ridotto la mia capacità di lavoro e di guadagno e soprattutto le funzioni educative verso la prole adottata. Quando ho letto quella relazione, di novembre 2014, pensavo che l’ostacolo più grande fosse superato. E invece”.

“Continuerò questa battaglia” – Bianca non trova corretta la scelta del tribunale e dice che continuerà a combattere per diventare madre. Lo farà per la sua famiglia ma anche per le donne malate come lei: “Dopo il ricorso, perso, alla Corte d’Appello, non ci sono i termini per andare in Cassazione. Ora con questa ricaduta, aspettare altri cinque anni sarà dura ma continuerò questa battaglia per tutte le donne malate di cancro che come me vogliono diventare madre. Ho la fortuna di avere un marito splendido, una famiglia presente nonché la possibilità economica per ricorrere anche alle vie legali. Ma mi metto dei panni di tante altre malate che tutte queste fortune non le hanno. Perché dovrebbero rinunciare a priori alla gioia dell’essere madre, dandola vinta a una malattia che ci ha già portato via tanto?”.

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