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Opinioni

Grillo si autonomina leader, ma nei fatti il MoVimento è già oltre

La bomba la sgancia direttamente Grillo: “Sono tornato, per fare il capo politico del MoVimento a tempo pieno. Ora si apre la fase 2, per vincere le elezioni”. Un ritorno al passato. Forse, perché la verità è che il M5s è già “oltre” Grillo. Ma lui ancora non lo sa.
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"A chi mi chiede se sono tornato, rispondo ‘sì, sono tornato'". Dalla platea giù applausi, qualcuno prova a lanciare il grido "Beppe, Beppe", i più sorridono.

Non è ancora cominciata la lunga rassegna degli interventi dal palco, che già Italia 5 Stelle ha un padrone e un (unico?) significato politico: il ritorno in campo di Beppe Grillo, che si auto(ri)assegna le stellette di generale e capo politco e, secondo molti, rintuzza velleità e ambizioni personali di "qualcuno".
Lo aveva anticipato in mattinata, tanto per tastare il terreno. Ma in molti avevano preferito glissare alle prime domande dei giornalisti. Di Battista si era trincerato dietro un "ero in moto, fatemi sentire prima che ha detto Beppe e poi commento". Altri avevano minimizzato: "Un conto è ciò che si dice in comizio, un altro come si riorganizza un partito". E qualcuno si era detto sicuro: "Forzature giornalistiche, noi non ragioniamo in questi termini, non esiste la questione del leader".

Quella dichiarazione di Grillo, però, significa molto. E pesa tanto. Troppo, probabilmente, considerando il clima della manifestazione di Palermo. Già, perché dopo il caos romano e le tante, troppe voci, su divisioni e distanze tra dirigenti, militanti, parlamentari ed eletti, quella di Palermo sembrava dover essere e poter essere la kermesse della riconciliazione. Una due giorni per capire, comprendere, abbracciarsi e ripartire, come promettevano i parlamentari. E anche per confermare sul campo le nuove gerarchie, quelle che nemmeno la scaletta degli interventi riesce più a nascondere.

E così tocca a Di Battista, che fa il pieno di applausi e incassa il credito guadagnato nella vicenda romana. Poi a Di Maio, che prova a rilanciarsi nei panni dell'anti Renzi. Prima ancora era toccato a Fico, l'unico a parlare apertamente della questione della leadership dal palco: "Io credo in un movimento senza leader, che è trasparente, che condivide le cose. È questo il MoVimento che serve e che dimostra di essere vivo". Del resto, Fico è un po' la memoria storica del M5S e pensare a frizioni tra lui e Grillo è più che una forzatura. Il suo, insomma, è il modo di trovare una sintesi, tra la "naturale" volontà di Grillo di essere ancora protagonista del percorso e l'altrettanto "naturale" evoluzione di questi mesi.

Però, questo è anche il punto di avvio della fase due, come ribadisce Di Maio (che non parla di leadership e omaggia più volte Grillo e Casaleggio). Se la mission è condivisa, la definitiva trasformazione del MoVimento in forza strutturata che aspira alla guida del Paese (con tutto ciò che comporta in termini di organizzazione, struttura e possibilità di concedere qualcosa in nome della realpolitik), il percorso non lo è affatto. Inutile girarci intorno: dopo aver sfiorato il disastro a Roma, in molti erano convinti che l'unica strada percorribile fosse quella dell'allargamento del direttorio, della cessione di "sovranità" da parte dello staff di Grillo / Casaleggio e dell'assunzione di responsabilità da parte dei parlamentari. Del resto, si ripeteva, già tutto il lavoro programmatico e politico è a carico di deputati e senatori, perché non pensare di costruire il MoVimento del futuro intorno a quella che si è già legittimata come nuova classe dirigente?

Domanda retorica, forse. Perché il punto è che per le migliaia di persone che affollano il Foro Italico di Palermo una sintesi tra le varie posizioni non è impossibile, ma è semplicemente la realtà dei fatti. Grillo è Grillo, il padre nobile, il nume tutelare. Ma le mani se le sporcano gli altri, anche quella "nuova generazione" che deve apprendere lo spirito originario del MoVimento. E che ha bisogno di tornare a coinvolgere iscritti e militanti, come volevano Grillo e Casaleggio anni fa. Un modo per chiudere il cerchio, insomma.

L'impressione è che il M5S sia già "oltre Grillo". Toccherà dirlo anche a lui.

È Totti, insomma.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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