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Grecia, Gentiloni: “Evitare l’uscita dall’UE, ma questa situazione è colpa di Atene”

Il Ministro degli Esteri italiano: “Il referendum ha stabilito che Tsipras gode del sostegno della maggioranza dei greci. Ma questa non è la soluzione”.
A cura di Davide Falcioni
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A 48 ore dal no dei greci alle nuove misure di austerità richieste dall'Unione Europea anche il governo italiano prende una posizione, schierandosi dalla parte dei partner UE e criticando fortemente le scelte di Alexis Tsipras e del suo esecutivo. E' il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a condensare, in una intervista al Corriere, i pareri dell'Italia: "La situazione non si è risolta con la vittoria dei No al referendum greco: capisco gli elettori di Syriza quando festeggiano, un po’ meno i tifosi italiani. Il voto ha stabilito che Tsipras gode del sostegno della maggioranza dei greci. Ma questa non è la soluzione. Ora Grecia e Ue si pongano un obiettivo politico: evitare l’uscita di Atene con un piano sostenibile di riforme e rientro dal debito".

Gentiloni afferma che l'Italia si adopererà per mediare, ma che ora il primo passo spetta ad Atene. Auspica, tuttavia, che l'Europa non si riduca a uno strumento di valutazione dei parametri economici: "Non dobbiamo sottovalutare la gravità specifica del problema greco, ma questo si risolve solo se l’Ue ritrova un orizzonte politico: sappiamo bene che la Grecia è fuori dai parametri e non per colpa dei tedeschi cattivi, ma per responsabilità delle leadership che si sono succedute ad Atene negli ultimi 15/20 anni. La Bce ha preso le sue decisioni, che non sono di competenza della politica. Ma i governi non possono scaricare il peso delle scelte sulle spalle per quanto robuste del governatore. La politica non può rinunciare al suo ruolo".

Il Ministro degli Esteri Italiano quindi invita a scongiurare la possibilità del cosiddetto Grexit: in ballo, spiega, ci sono ragioni economiche, culturali e sentimentali, ma soprattutto geopolitiche. Il controllo della Grecia su una parte importantissima del Mediterraneo non va sottovalutato: "Che Atene rimanga un Paese dell’Ue e della Nato non può essere elemento secondario della nostra valutazione. E dico questo senza alcuna giustificazione delle scelte fatte (o non fatte) da Atene in questi ultimi mesi. Ma un conto è criticarle, un altro è minimizzare in un’ottica riduttiva e miope gli scenari di una fuoriuscita".

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