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Giulio Cavalli: la P38 ritrovata sarebbe dovuta servire per un attentato

Un’arma pronta a colpire. Pronta ad essere usata. La pistola ritrovata ieri nel giardino della casa di Giulio Cavalli a Roma non sarebbe stata lasciata lì come mero avvertimento.
A cura di Redazione
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Sarebbe una P38 l'arma ritrovata l'altroieri sera in un'aiuola a pochi passi dalla porta-finestra della casa di Giulio Cavalli.

Una P38 pronta per essere usata. La conferma arriva da ambienti distinti, in primis quello investigativo. La pistola sarebbe stata ritrovata avvolta nel cellophane così da proteggerla dall'acqua e dal terreno ed evitare che si inceppasse al momento dell'utilizzo. L'arma è stata rinvenuta grazie ad una segnalazione di una donna che visto il pacchetto ha pensato bene di allertare subito la polizia poiché sapeva che in quella casa c'era una persona che viveva sotto scorta. La donna, inoltre, spaventata, credeva che si trattasse di un ordigno. Giunti sul posto i poliziotti hanno rinvenuto la pistola avvolta, protetta, nascosta all'interno di una fioriera. Un segnale chiaro. Non una semplice busta ma della plastica capace di preservare l'arma in questi giorni di pioggia.

La pistola aveva già il colpo in canna, pronta per essere usata. Sebbene all'inizio si sia pensato ad un'intimidazione le indagini, nelle ore successive, si sono orientate verso un attentato. I sospetti sono nati subito poiché, difficilmente, un'organizzazione mafiosa avrebbe "bruciato" in questo modo un'arma.

La P38 aveva sì la matricola abrasa ma in caso di ritrovamento una perizia potrebbe associarla, facilmente, a suoi precedenti usi. In caso, invece, di arma mai usata, ci si chiede perché "sprecarla" per una semplice minaccia. Lasciarla vicino all'appartamento sarebbe stato funzionale a realizzare un appostamento – con uomioni disarmati, quindi, nel caso in cui una pattuglia avesse controllato la persona che stazionava fuori casa di Cavalli – per poi recuperarla non appena l'artista fosse uscito di casa.

Ad oggi, Cavalli è ancora nella località protetta in cui è stato condotto subito dopo il ritrovamento. Il caso è sulle scrivanie del capo della polizia Alessandro Pansa e del viceministro dell’Interno Filippo Bubbico.

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