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Frode fiscale: spunta la norma salva Berlusconi, ma Renzi la blocca

Il decreto alla riforma del fisco consentirebbe a Silvio Berlusconi di chiedere la revoca della condanna per frode fiscale e quindi di ricandidarsi.
A cura di Antonio Palma
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UPDATE: Renzi blocca il testo della riforma. Dopo le polemiche per la possibile applicazione a Silvio Berlusconi delle nuove norme in materia di reati fiscali varate dal Governo, il Premier Renzi ha deciso di fare un passo indietro bloccando il provvedimento. Il Presidente del Consiglio infatti ha deciso di bloccare il testo della riforma varata alla vigilia di Natale e ora in attesa del parere delle competenti commissioni di Camera e Senato, riportandolo in Consiglio dei Ministri. Come spiegano fonti di Palazzo Chigi, non c'è nessuna volontà da parte dell'Esecutivo di varare leggi ad personam, per questo Renzi bloccherà i decreti delegati sul fisco. "Il nostro Governo non fa norme ad personam, non fa norme contra personam. Per questo il presidente del Consiglio ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere – per il momento – alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l'approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015″ ha spiegato il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone.

Il via libera al ricandidatura di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni nonostante la condanna per frode fiscale potrebbe arrivare direttamente dal Governo come un gradito e inatteso regalo. Un decreto delegato alla riforma del fisco, approvato dal Consiglio dei ministri dello scorso 24 dicembre, infatti depenalizza alcuni casi specifici di evasione fiscale applicabili proprio al leader di Forza Italia. Con l'entrata in vigore della norma in effetti verrebbero meno gli effetti della legge Severino sulla non candidabilità e l'ex premier potrebbe nuovamente candidarsi in Parlamento.  A confermarlo lo stesso legale di Berlusconi, l'avvocato Franco Coppi, che assicura "la norma può applicarsi all'ex cavaliere". La pensa così anche il presidente dell'associazione nazionale magistrati, Rodolfo Maria Sabelli, che sostiene "di non avere dubbi sul fatto che la non punibilità si applichi anche ai reati di frode e che sia retroattiva".

La norma contestata

In effetti la norma voluta dal governo Renzi stabilisce che "per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile dichiarato o l'importo dell'imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell'imposta sul valore aggiunto dichiarata. Per tali fatti sono raddoppiate le sanzioni". Il decreto in pratica non introduce direttamente alcuna soglia, ma per alcuni reati come la frode fiscale si limita a prevedere a titolo di "causa di esclusione della punibilità" una soglia del 3 per cento di evasione sull’imponibile. Insomma il reato c'è ma non è punibile. Il caso si applica proprio a Berlusconi la cui evasione, secondo la sentenza Mediaset, si ferma decisamente sotto quella soglia.

Renzi: "Pronti a cambiare la norma"

Dopo le critiche arrivate anche dall'ex Ministro Visco, dal suo canto il Premier Renzi ribatte: "Non mi risulta sia retroattiva, ma siamo pronti a cambiare la norma". "Non mi risulta che una norma possa cambiare gli effetti di una sentenza passata in giudicato" ha spiegato il Presidente del Consiglio, assicurando: "Se però, dovessero esserci conseguenze in questo senso, siamo pronti ad intervenire". Anche il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti tiene a sottolineare: "Non si può trattare allo stesso modo chi compila una dichiarazione infedele e chi compie un reato di frode. Questa parte va cambiata".

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