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Er Libanese, come un criminale diventa una pop star

La fiction Romanzo Criminale ha trasformato in mito le storie della Banda della Magliana. Un cortocircuito reale/virtuale in cui il personaggio del Libanese ha assunto una sua autonomia divenendo una pop star televisiva.
A cura di Marcello Ravveduto
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“Pigliamose Roma” è la frase in assoluto più famosa de Er Libanese, Pietro Proietti, protagonista uno e trino (letteratura, cinema e tv) di Romanzo criminale, fondatore della banda della Magliana e ispirato a Franco Giuseppucci detto Er Negro. Le frasi, l’abbigliamento vintage, la faccia ingrugnita, i misteri degli anni Settanta sono tutti ingredienti di un successo mediatico oltre misura. Si sa il cattivo affascina soprattutto quando calza la maschera del verosimile.

Il circuito mediatico-letterario ha dato origine ad un mito che rimbalza da un medium all’altro amplificando la portata dell’immaginario, costruito intorno alla figura dell’eroe di strada, che assume i contorni esoterici e feticisti di una storia italiana mai raccontata. Un’epica sotterranea di criminali, servizi deviati, narcotrafficanti, terroristi rossi e neri osservati nelle perversioni più intime e scabrose. Una ripresa, esteticamente superiore e narrativamente più efficace (grazie alla serialità della fiction), del cinema poliziottesco italiano che ha ispirato persino Quentin Tarantino. 

Er Libanese televisivo non è più quello tratteggiato dalla penna di De Cataldo. Ha assunto una propria autonomia separandosi e sollevandosi dal contesto in cui è inserito divenendo, al di là delle intenzioni dello scrittore e degli sceneggiatori, un totem mediatico intorno al quale si è formata una comunità di interesse.

E allora ecco apparire in rete un wikiquote con la trascrizione delle frasi più efficaci e i dialoghi più fighi della prima stagione di Romanzo criminale; oppure la pagina fan su Facebook dedicata a “Le frasi più belle di Romanzo criminale” con 21.047 seguaci che commentano i post, corredati con le foto in primo piano dei protagonisti della fiction, chiedendo nuove e più ardite citazioni.

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Da qui si può arrivare ad un’altra pagina dedicata alla seconda serie di Romanzo Criminale che presenta informazioni politicamente corrette: “Per tutti gli amanti di romanzo criminale la serie… Non confondiamo mai la fiction con la realtà… I malviventi non sono eroi”.

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Tuttavia il dato più evidente è che si tratta di una vetrina social per pubblicizzare un sito e-commerce in cui sono messe in vendita le felpe con i ritratti dei protagonisti della fiction. Inevitabilmente il successo mediatico si trasforma in occasione di mercato.

Se dal social network di Palo Alto passiamo a dare un’occhiata a Youtube ci rendiamo conto del potere dei media audiovisivi nella creazione di miti contemporanei. Basta cercare “il libanese” per ottenere 18.100 risultati. Il primo video riproduce la scena finale in cui Pietro viene ucciso da un altro membro della banda il “Nero” su ordine dello “zio Carlo”, ovvero il mafioso con cui trattano la droga.

Poi c’è chi ha voluto dedicare un tributo al Libanese, con tanto di disco music anni Settanta.

Tra i tanti commenti, contenuti nei forum sottostanti ai video, uno mi ha colpito più degli altri, lo ha scritto un'utente, che dice: “UNICO E MAGNIFICO E SE ESISTESSI REALMENTE FAREI DI TUTTO X ESSERE LA TUA DONNA MA X SE SENZA MAI PENTIRSI INSIEME ANDARE AVANTI A INCULARE TUTTI STATO POLIZIA SERVIZI SEGRETI E’ STORIA insomma TUA e solo tua x SEmpre non può amare L'UNICO E SOLO RE DI ROMA”

Scopriamo poi che qualcuno domanda informazioni per sapere dove si trova la panetteria del padre di Giuseppucci, il vero criminale, come se si trattasse di un monumento nazionale la cui visita è irrinunciabile. La risposta arriva prontamente:  “il nome precisamente non lo ricordo, comunque se sei di Roma, imbocca a Trastevere chiedi discretamente e lo trovi in due minuti… comunque non e' che sia un monumento a un eroe… alla fine e' il forno di famiglia di un criminale che a Roma comandava ma comandava sul serio… e se hai presente Roma capirai cosa significa essere l'ottavo re di Roma, a lui va non il mio rispetto, ma la mia curiosità e relativa ammirazione”.

Ecco una lampante dimostrazione del cortocircuito reale-virtuale/virtuale-reale: dalla storia della Banda della Magliana nasce un libro, dal libro si produce un film, dal cinema deriva la realizzazione di una fiction con la costruzione seriale del mito che si amplifica nella rete divenendo fenomeno commerciale. Nella rete si formano comunità di interessi che esaltano, come una pop star, il personaggio televisivo il cui successo scatena una curiosità morbosa intorno al vero criminale.

Nella comunità dei fan la realtà si confonde con il virtuale al punto da arrivare ad affermare: “… nella vita reale dovrebbero esistere molti PIU’ RE DI ROMA come IL LIBANESE (GRANDISSIMO UOMO NEL FILM)”.

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