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Edwin Chota, il Chico Mendes del Perù ucciso perché difendeva l’Amazzonia

E’ stato ammazzato da criminali impegnati in attività di deforestazione illegale. Come il sindacalista e ambientalista che in Brasile legò il proprio nome alla lotta al disboscamento, anche lui è morto per difendere la foresta amazzonica.
A cura di Biagio Chiariello
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 Edwin Chota, capo della tribù Alto Tamaya-Saweto e divenuto noto per aver vinto diverse battaglie per proteggere l’Amazzonia e la sua comunità dalla deforestazione e dalla costruzione di centrali idroelettriche, è stato ucciso in Perù insieme ad altri tre leader della tribù indigena. Di etnia ashàninkas, come le altre tre vittime (Jorge Ríos Pérez, Leoncio Quinticima Melendez e Francisco Pinedo), Chota, 54 anni era partito ad agosto insieme a loro per un viaggio attraverso la foresta che dalla comunità di Saweto al confine peruviano col Brasile, lo avrebbe portato ad un incontro con altri leader indigeni nella parte brasiliana della foresta amazzonica. Secondo quanto scrive il quotidiano Survival, i quattro uomini sono stati uccisi a colpi di armi da fuoco lo scorso 1° settembre. Non è chiaro chi e perché lo abbia fatto. Il Ministro della Cultura peruviano ha comunicato che una squadra formata dal governo si recherà sul posto per indagare ed ha assicurato l’apertura di un’inchiesta.

Il Chico Mendes del Perù

C’è da dire che negli ultimi mesi Chota aveva comunicato di aver ricevuto numerose minacce di morte “Minacciavano lo status quo” ha detto David Salisbury, professore di geografia e ambiente all’università di Richmond.. “Si sapeva che i taglialegna volevano Edwin morto” ha aggiunto. Secondo l’Organizzazione degli Indiani amazzonici, le autorità “non hanno fatto nulla” per proteggerlo. Chota era una sorta di Chico Mendes del Perù, il sindacalista e ambientalista che in Brasile legò il proprio nome alla lotta al disboscamento e che per questo motivo fu ucciso alla fine del 1988 dai killer dei proprietari terrieri. Chota non era ben visto neanche dai narcotrafficanti che utilizzavano le vie fluviali sul confine per trasportare la cocaina dal Perù in Brasile e poi verso l’Europa.

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