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Dalla CGIL no a nuove norme “anti – fannulloni”: “Le leggi ci sono già”

Susanna Camusso conferma poi che non ci sarà referendum contro Jobs Act: “Ci proponiamo un intervento molto più radicale che non l’ultima legge del governo”. E la CGIL lancia la “Carta dei diritti universali del lavoro”.
A cura di Redazione
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Oggi la CGIL, con una conferenza stampa in piazza dei Cinquecento a Roma cui ha partecipato il segretario generale Susanna Camusso, ha lanciato la “Carta dei diritti universali del lavoro”. Si tratta in pratica di una sorta di nuovo Statuto dei lavoratori, ovvero di una “raccolta di norme destinate a tutto il mondo del lavoro, subordinato e autonomo, che a partire dai prossimi giorni sarà al centro delle assemblee nei luoghi di lavoro e dei pensionati, per la consultazione straordinaria delle iscritte e degli iscritti alla Cgil”.

Nella scelta del Sindacato, dopo la consultazione di base, la Carta dovrebbe diventare una legge di iniziativa popolare e dunque essere discussa in Parlamento: si tratta, spiegano dalla CGIL, di “innovare gli strumenti contrattuali preservando quei diritti fondamentali che devono essere riconosciuti ed estesi a tutti, senza distinzione, indipendentemente dalla tipologia lavorativa o contrattuale, perché inderogabili e universali”. Nel nuovo ordinamento dovrebbero trovare posto una gamma di “diritti”, dal compenso equo alla libertà di espressione, fino “alle pari opportunità e alla formazione permanente, un aggiornamento costante di saperi e competenze”.

Nel corso dell’incontro con i giornalisti, Susanna Camusso ha parlato della recente polemiche sulle norme “anti – fannulloni” che il Governo si appresterebbe a mettere in campo: “Le regole per licenziare i cosiddetti fannulloni ci sono già, mi piacerebbe che il governo dicesse perché non funzionano. Altrimenti è una campagna, si chiama propaganda che fa sembrare che i 3 milioni di lavoratori del pubblico impiego siano tutti nulla facenti, dei truffatori dello Stato”.

È molto interessante anche la scelta di non presentare la Carta come un “referendum contro il Jobs Act” e infatti la Camusso precisa: “Ci proponiamo un intervento molto più radicale che non l'ultima legge del governo, non crediamo sia utile essere schiacciati su polemiche dell'ultimo periodo, ma vogliamo dare alla proposta un senso più generale e complessivo […] poi possiamo anche pensare alla singola abrogazione di norme, ma la pura abrogazione non determinerebbe quel risultato che noi vogliamo”.

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