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Cosa mi preoccupa (e cosa no) di Matteo Renzi

Matteo Renzi ha vinto le Primarie del PD. E’ il segretario del Partito Democratico. Ora tocca a lui tracciare la strada.
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La vittoria di Matteo Renzi è stata secca, netta. Ha vinto con il 68% dei voti. Tanti, tantissimi. Ma soprattutto ha vinto portando due milioni e mezzo di elettori del PD al voto. E' riuscito a smuovere quelle masse che dopo la "sconfitta" di Febbraio sembravano esser deluse dal Partito Democratico. E' riuscito a coinvolgere nonostante non vi fosse un'elezione politica di lì a poco.

Quello che mi ha convinto è stata questa forza. Questa capacità di rianimare gli animi. Una capacità che dovrà riversare al fine di cambiare, veramente, l'Italia. Perché se Renzi se vuole continuare a vincere deve mettere a soqquadro il paese come ha fatto con l'establishment del PD.

Se vuole continuare a vincere deve individuare un punto da non oltrepassare ma soprattutto un punto al quale non ritornare.

Dovrà individuare il suo limite. Il limite umano oltre il quale il compromesso diventa corruzione culturale, il punto oltre il quale la "realpolitk" diventa cancro della nazione. Allearsi con Franceschini e Veltroni per perseguire una vittoria alle primarie è un compromesso, cedere ai gruppi di potere sarebbe un cancro.

Dovrà trovare la forza morale di segnare un punto al quale l'Italia non deve ritornare – ovvero quello del compromesso finalizzato al mero potere -. Questa sarà la vera sfida culturale di Matteo Renzi. Se ci riuscirà l'Italia tutta gli dovrà essere grata.

Se Matteo Renzi riuscirà a trasformare questa nazione feudale in un paese occidentale sarà un grande passo avanti per tutti.

Ma le preoccupazioni iniziano proprio qui.

La delega in bianco che gli elettori del PD hanno firmato può essere letta come grande atto di fiducia o l'ennesima speranza dell'uomo forte che cambi la nazione. L'uomo a cui affidare i problemi del quotidiano affinché li risolva. L'uomo a cui affidarsi nei momenti bui, abiurando al proprio ruolo di cittadini.

Il pericolo – di cui Matteo Renzi non è responsabile – è che gli italiani ripeschino quel gene malsano della delega che serbano dentro di sé. Quella delega al "signorotto", al feudatario, che deve risolvere i problemi per sé e per i suoi vassalli.

Quella delega che ha ancorato l'Italia a logiche preindustriali e che ha costituito la vera zavorra culturale di questa nazione. Quella delega che permette ai politici di fare i proprio interessi perché i cittadini hanno lo sguardo rivolto altrove.

La vera sfida di Matteo Renzi parte da qui, dal diniego della logica feudale, dalla necessità di un pensiero veramente moderno che non ripercorra di pragmatismi che hanno tanto leso questo paese.

La vera sfida di Matteo Renzi sarà ricordare – ogni giorno – che una democrazia moderna non crede nelle deleghe in bianco ad un uomo forte.

La vera sfida di Matteo Renzi sarà ricordare ai cittadini che il loro impegno non si esaurisce con un voto nelle urne ma è fatto di partecipazione quotidiana alla vita del paese.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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