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Charlie: medici concedono più tempo a genitori per l’addio al piccolo

Dopo l’appello dei familiari del bimbo, i medici dell’ospedale londinese hanno deciso di rinviare la procedura che porterà alla morte del piccolo di dieci mesi.
A cura di Antonio Palma
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I medici del Great Ormond Street Hospital di Londra hanno deciso di concedere un po' più di tempo ai genitori del piccolo Charlie Gard e permettere loro così  di dare l’ultimo saluto al piccolo di dieci mesi affetto da una rara malattia incurabile. Dopo l’appello della famiglia, infatti, la direzione sanitaria dell’ospedale specializzato, dove il piccolo è tenuto in vita dalle macchine, ha comunicato di aver accolto le richieste dei due posticipando la procedura che porterà alla morte del bimbo. La procedura dovrebbe comunque avvenire  come già deciso in precedenza anche se non sono stati comunicati i tempi. L'ospedale ha fatto sapere che non "affretterà cambi nei protocolli di cura di Charlie" e che ogni azione comprenderà una "meticolosa pianificazione e discussione"

I genitori del bimbo, Chris Gard e Connie Yates, avevano saputo dell'intenzione di staccare oggi il respiratore di Charlie solo giovedì e dopo essersi visti rifiutare anche il permesso di portare a casa il figlio perché morisse nella sua stanza, circondato "da tutti i familiari che vorrebbero vederlo un'ultima volta", hanno trascorso l’intera notte in ospedale accanto al figlio lanciando infine  un video appello per avere più tempo di dirgli addio. Un appello ora accolto dai medici contro i quali da tempo i genitori avevano intrapreso un dura battaglia legale dopo che questi  avevano giudicato impossibile un miglioramento o un prolungamento della vita di Charlie .

I due si sono rivolti prima ai tribunali britannici attraversando tutti i gradi di giudizio e infine anche alla Corte Europea dei Diritti Umani che però si è rifiutata di intervenire giudicando come corretto l’operato dei giudici locali. Secondo questi ultimi si tratterebbe di accanimento terapeutico e seguendo il principio del “Child best interest”, vale a dire, il miglior interesse per il bambino, hanno deciso che era lecito per i medici staccare il respiratore che lo tiene in vita. I giudici hanno anche valutato la possibilità di cure alternative come chiesto dai genitori, giudicandole però prive di certezze e con  inevitabili ulteriori sofferenze a Charlie.

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