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Opinioni

Carta d’intenti: punto dopo punto, il meglio (e il peggio) del Partito Democratico

Continuano le prove tecniche di alleanze nel campo del centrosinistra con il segretario democratico che incontrerà Nichi Vendola: è davvero possibile un patto fra moderati e progressisti? E su quali basi?
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Bersani-Vendola5

C'era ovviamente grande attesa per ascoltare dalla viva voce di Pierluigi Bersani le "basi programmatiche" sulle quali impostare quell'alleanza di progressisti e democratici che dovrebbe riportare il centrosinistra al Governo dopo la bolla berlusconiana e la parentesi tecnica. In effetti, lo stesso segretario aveva sempre rimandato "il momento della verità" all'emanazione completa della "carta" intorno alla quale impostare alleanze, costruire consenso e ridare "nuova dignità" all'intero progetto di un "centrosinistra allargato". E provando a fare una sintesi del corpus degli intenti, resta comunque difficile ipotizzare che si tratti di un "passo decisivo", dal momento che tra compromessi e mezzi passi in avanti restano evidenti le problematiche su condivisione, attuazione pratica e convergenza con vecchi e nuovi alleati. Insomma, una carta figlia di tanti piccoli compromessi, con alcuni elementi di novità, provvedimenti di grande "civiltà", ma anche con alcuni "vincoli" che certamente provocheranno polemiche e che in parte indicano già quale sarà il futuro del partito. Ma cerchiamo di vedere punto per punto le questioni messe sul tappeto dal segretario:

1 – Visione

E' la cornice europea la sola in grado di dare risposte e soluzioni alla crisi. L'Europa della pace e della solidarietà, quella in cui nessuno si salva da solo, quella di un certo modello di welfare che dovrebbe garantire assistenza e redistribuzione della ricchezza. Certo, probabilmente manca un po' di autocritica sull'appoggio sostanziale del partito a provvedimenti (anche in chiave europea) che non sembrano in linea con questa "visione", ma anche in questo caso il "peso della responsabilità" deve aver giocato un ruolo determinante.

2 – Democrazia

"Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando". E' in effetti il populismo, "alimentato da un liberismo finanziario che ha lasciato i ceti meno abbienti in Italia in un mercato senza regole", il vero pericolo da arginare. Per farlo la carta immagina "una partecipazione rinnovata come base della decisione", che però è proprio uno dei punti dolenti della dinamica interna al PD, come mostrano eloquentemente la "questione primarie" ed il tema della scelta delle alleanze. Merita anche una considerazione il passaggio sulle "norme stringenti in materia di conflitto di interessi, legislazione antitrust e libertà dell'informazione" che in effetti sembra ricopiato di sana pianta dal programma elettorale dell'Ulivo del 1996. Interessante anche il richiamo alla sobrietà della politica, con la proposta di una riforma dei meccanismi di finanziamento pubblico e di una piena attuazione dell'articolo 49 della Costituzione, nonché con una promessa di "apertura" alla società e di valorizzazione delle competenze: "Tutto ciò dovrà essere messo al concreto a cominciare dalle nomine in enti, società ecc.". Peccato per Rai, Vigilanza ed AgCom, verrebbe da dire.

3 – Europa

"Se l’austerità e l’equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé – senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione – finiscono per negare se stessi. Adesso c’è bisogno di correggere rotta, accelerando l’integrazione politica, economica e fiscale, vera condizione di una difesa dell’Euro e di una riorganizzazione del nostro modello sociale". Tanto condivisibili quanto tutto sommato coerenti con la linea storica dei progressisti italiani tali affermazioni. Va comunque detto che sul punto, la piattaforma cui si rimanda è quella elaborata dai socialisti europei, dunque tecnicamente riferibile alla "prossima legislatura europea".

4 – Lavoro

"Il lavoro è parametro di tutte le politiche". E' questo uno dei paragrafi più importanti della carta, non c'è dubbio. Così come è questo uno dei "fattori discriminanti", uno dei punti su cui Bersani cerca di giocare la propria partita. Con proposte condivisibili e per tanti versi realmente alternative a quelle del Governo in carica:

"Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che al- leggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi pa- trimoni finanziari e immobiliari. Quello successivo è contrastare la precarietà, rovesciando le scelte della destra nell’ultimo decennio e in particolare l’idea di una competitività al ribasso del nostro apparato produttivo […] Il terzo passo è spezzare la spirale per- versa tra bassa produttività e compressione dei salari e dei diritti […] Quarto passo è mettere in campo politiche fiscali a sostegno dell’occupazione femminile […] bisogna fare del tasso di occupazione femminile e giovanile il misuratore primo dell’efficacia di tutte le nostre strategie".

Insomma, sul lavoro il PD dimostra di esserci, di poter essere interprete delle istanze dei lavoratori e di farsi garante dei diritti. E, per il momento, di poter evitare strumentalizzazioni e polemiche, rifuggendo il marchionnismo e "glissando" (volontariamente?) sulla questione sindacale (la parola sindacato nemmeno compare nelle 13 pagine della carta).

5 – Uguaglianza

Per noi parlare di uguaglianza significa guardare la società con gli occhi degli “ultimi”. Nessun tipo di distinguo è pensabile se l'approccio del PD su tali temi resta questo. Eppure resta difficile argomentare senza scendere nel dettaglio su questione meridionale, questione di genere, riforma della giustizia e contrasto alla povertà, proprio perché se nessuno nega la rilevanza di tali problematiche, allo stesso tempo anche nel centrosinistra permangono forti differenze sui "rimedi" da adottare (e l'incontro con Vendola è banco di prova anche su questi temi).

8 – Beni comuni 

"Sanità, istruzione, sicurezza, ambiente,  l’energia, l’acqua, il patrimonio culturale e del paesaggio, le infrastrutture dello sviluppo sostenibile, la rete dei servizi di welfare e formazione: beni comuni che definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese". In questo caso i democratici mantengono però il doppio binario, strizzando soltanto l'occhio alla "filosofia del bene comune" e lasciando contemporaneamente aperta la porta alla "privatizzazione dei servizi", sia pure con alcuni paletti. L'equilibrismo "semantico" è evidente in alcuni passaggi:

È tramontata l’idea che la privatizzazione e l’assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta. Non si tratta per questo di tornare al vecchio statalismo o a una diffidenza preventiva verso un mercato regolato. Il punto è affermare l’idea che questi beni riguardano il futuro dei nostri figli e chiedono pertanto una presa in carico da parte della comunità. […] l’autogoverno locale deve offrire spazi e occasioni alla sussidiarietà, alle forme di partecipa- zione civica, ai protagonisti del privato sociale e del volontariato.

9 – Diritti 

Dignità della persona e rispetto dei diritti. Quanto pesano questi temi per i militanti democratici è cosa nota, così come è nota la "riluttanza" a prendere posizioni chiare e precise sui cosidetti temi etici. In questo caso c'è qualche passo in avanti, ma resterà da vedere come verranno declinati nel concreto i "punti programmatici" della carta. A cominciare da "una legge urgente contro l'omofobia", fino al passaggio cruciale sul "rifiuto del bipolarismo etico" (ribadito spesso dalla Bindi) che porta comunque ad un impegno: "Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico". Infine una questione che troppo spesso si tende a considerare di secondo piano e che invece merita attenzione e che il PD propone come primo atto della prossima legislatura:  "Sul piano dei diritti di cittadinanza l’Italia attende da troppo tempo una legge semplice ma irrinunciabile: un bambino, figlio d’immigrati, nato e cresciuto in Italia, è un cittadino italiano".

10 – Responsabilità

Una maggioranza stabile e coesa, è questo l'obiettivo (anche) del Partito Democratico e il senso programmatico della carta di intenti. Ed è questa la ragione che porta ad un'assunzione di alcuni "impegni vincolanti", tra cui meritano particolare attenzione:

Sostenere in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie (non si torna indietro dopo le primarie, dunque…)

– Assicurare il pieno sostegno, fino alla loro eventuale rinegoziazione, degli impegni internazionali già assunti dal nostro Paese o che dovranno esserlo in un prossimo futuro (nessuno tocchi le missioni di pace e gli impegni in sede europea, sia in campo economico che politico…)

–  I democratici e i progressisti s’impegnano altresì a promuovere un “patto di legislatura” con forze liberali, moderate e di Centro, d’ispirazione costituzio- nale ed europeista, sulla base di una responsabilità comune di fronte al pas- saggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni (insomma, nero su bianco la "convergenza al centro…altro che collegialità delle scelte).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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