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Brexit, Juncker accelera i tempi: “Regno unito fuori entro settembre o lo sospendiamo noi”

Sul quotidiano Repubblica, Andrea Bonanni racconta il piano predisposto da Juncker per avviare l’uscita forzata del Regno Unito dall’Unione europea.
A cura di Charlotte Matteini
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Juncker presenta il nuovo governo Ue

Non oltre il 16 settembre, è questo il termine ultimo per l'uscita volontaria del Regno Unito dall'Unione europea, data in cui è stato convocato un vertice informale tra i capi di governo Ue a Bratislava, senza il successore dell'attuale premier inglese David Cameron, che lascerà definitivamente il proprio incarico il 9 settembre. Se entro il 16 settembre il nuovo presidente del Regno Unito ancora non avesse presentato ufficiale richiesta di recesso dall'Unione, i paesi membri si riserveranno di procedere alla sospensione forzata e al congelamento del diritto di voto della Gran Bretagna.

Nei giorni successivi al referendum sulla Brexit, i servizi giuridici di Commissione europea, Consiglio e Parlamento hanno messo a punto l'arma atomica – come l'ha definita un diplomatico di alto rango, secondo quanto riporta Andrea Bonanni di Repubblica -, la quale prevede che se entro il giorno successivo dalla nomina del nuovo premier inglese non dovesse pervenire la richiesta di recesso sulla base dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona come richiesto dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, verrebbe attivata una procedura "d'emergenza" per sospendere il Regno Unito dall'Unione.

Le fasi post-referendum inglese, in pratica, stanno includendo l'ipotesi della mancata richiesta di Brexit da parte della Gran Bretagna, in cambio di nuovi negoziati atti a strappare qualche concessione ulteriore con la promessa di rimanere membro dell'Unione qualora le proposte dovessero essere accettate dai cittadini britannici. Un'ipotesi che però Juncker rigetta e che in passato aveva avvertito chiaramente: "Out is out, chi è fuori è fuori". Insomma, la volontà popolare ha scelto l'uscita del Regno Unito dall'Unione, quindi l'unica cosa da fare è avviare ufficialmente le pratiche di divorzio, non sono previste alternative.

Il sospetto che la Gran Bretagna potesse in qualche modo cercare una via di fuga, ricostruisce il cronista di Repubblica, avrebbe preso corpo con la dichiarazione di Cameron, il quale, probabilmente per prendere tempo, ha dichiarato che la procedura di uscita dall'Unione l'avrebbe attivata il futuro premier. Quando anche il leader del pro-leave Boris Johnson – in corsa per accaparrarsi la poltrona di David Cameron – ha iniziato a tentennare e a decantare l'importanza dei legami tra la Gran Bretagna e l'Unione europea che fino a poche ore prima aveva insultato e ridicolizzato a più riprese, i sospetti si sono fatti ancora più concreti. Ed è per questo motivo, quindi, che l'Ue ha deciso di accelerare i tempi e di imporre un ultimatum al Regno Unito: il pressing ufficioso per spostare la nomina del futuro premier a settembre, non più a ottobre come inizialmente previsto, l'impossibilità di attivare alcun negoziato prima della formale presentazione della richiesta di recesso. Nessuna retromarcia, quindi, è possibile. Non si potranno rinegoziare le attuali condizioni per la permanenza nell'Ue, il Regno Unito è costretto ad abbandonarla, così come da volontà espressa al referendum della scorsa settimana.

Quello che però l'Unione non aveva ancora ufficialmente era lo strumento principe che potesse costringere il Regno Unito ad abbandonare l'Europa, esattamente quell'arma atomica di cui parlava il diplomatico di alto rango: secondo i servizi giuridici europei, infatti, se il Regno Unito si rifiutasse di chiedere l'uscita dall'Europa invocando l'articolo 50 nonostante i ripetuti solleciti, l'Europa potrebbe innescare una procedura disciplinare in base all'articolo 7 del Trattato che può prevedere la sospensione dei diritti di uno Stato membro. Il Regno Unito, quindi, perderebbe il diritto di voto, ma rimarrebbe comunque obbligato a rispettare tutti gli obblighi comunitari. Non esattamente una separazione priva di traumi, come auspicata da numerosi leader europei e mondiali, ma un asso nella manica da giocare in caso di reticenza. Il Regno Unito potrebbe comunque difendersi in sede europea ricorrendo alla Corte di Giustizia, tribunale di cui gli euroscettici alla Farage hanno proposto l'abolizione perché giudicato alla stregua di un tribunale dell'Inquisizione.

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