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Alterarono test a un gestante per accorciare il turno di lavoro, gravi danni al neonato

E’ accaduto nel 2015 a Catania: tre dottoresse dell’ospedale Santo Bambino sono state sospese.
A cura di Davide Falcioni
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Tre dottoresse dell'ospedale Santo Bambino di Catania avrebbero evitato di far nascere un bimbo in sofferenza fetale il 2 luglio del 2015 al solo scopo di non prolungare l'orario di lavoro oltre il previsto. Le dottoresse, inoltre, avrebbero somministrato atropina alla madre "simulando una regolarità dl tracciato in realtà non sussistente".  Secondo l'accusa la procedura, e "il non avere informato della situazione i colleghi del turno successivo, avrebbe causato la nascita con lesioni gravissime al neonato"

Il bimbo nacque successivamente ma il comportamento delle dottoresse gli causò gravi lesioni sia fisiche che cerebrali. La 26enne Deborah Percolla, madre del bambino, pur avendo le doglie non riusciva a partorire; il piccolo – verrà accertato successivamente – aveva il cordone ombelicale attorno al collo. Secondo l’inchiesta della magistratura le dottoresse avrebbero rifiutato di effettuare il cesareo "per evitare di rimanere a lavorare oltre il proprio orario di lavoro e addirittura somministrando alla paziente l’atropina", medicinale considerato potenzialmente dannoso in caso di sofferenza fetale. "Le due indagate omettevano inoltre sia di segnalare tali avvenimenti in cartella, sia di informare i colleghi del turno successivo, impedendo a questi ultimi di avere immediata contezza della estrema gravità della situazione clinica".

Le indagini della Procura di Catania avrebbero inoltre accertato come all'ospedale Santo Bambino le cartelle cliniche "sovente vengono redatte successivamente rispetto all’insorgere dell’avvenimento clinicamente rilevante; ciò a causa di una prassi instaurata dai sanitari e finalizzata ad occultare le prove di eventuali responsabilità mediche". Dal canto suo Paolo Cantaro, manager dell’azienda ospedaliera, ha spiegato: "Abbiamo sospeso immediatamente i tre medici, e stiamo cercando di sostituirli per continuare a dare un servizio pubblico in una struttura, come l’ospedale Santo Bambino, alla quale si rivolge ogni anno un imponente numero di donne e gestanti".

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