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Alfano: “Formigoni deve azzerare la giunta e ricominciare daccapo”

Oggi l’incontro decisivo per il futuro della Regione Lombardia tra i segretari nazionali di Lega e Pdl col governatore “azzurro”. Alfano già anticipa quella che sarà la linea da seguire:” Serve un gesto forte per evitare il peggio, altrimenti dovremmo interrompere un percorso di buona amministrazione”
A cura di Biagio Chiariello
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Oggi ci sarò l'atteso vertice tra il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, il segretario del PdL, Angelino Alfano. Tema: il futuro del Pirellone, dopo l'ennesimo scandalo giudiziario (il caso Zambetti e i suoi presunti rapporti con la ‘ndrangheta) che ne ha scosso le fondamenta. Su quel che succederà a Roma è stata già fatta qualche ipotesi, guardando sopratutto alla diatriba tra il Carroccio e lo stesso governatore "azzurro", tra ultimatum dei primi («azzeri la giunta o lasci») e ricatti del secondo («il patto è uno solo. Se mi fanno cadere, cadiamo dappertutto: in Lombardia, così come in Veneto e Piemonte»). A dare qualche anticipazione, però, è lo stesso Alfano: «Lavoriamo per evitare che cada la Lombardia» ha detto il "delfino" del Cav. ai microfoni di Radio Anch'io. L'idea, però, è quella di dare un segnale importante per evitare il peggio, anche perché gli scandali al Pirellone hanno ormai travalicato i confini regionali:

Noi crediamo che Formigoni debba fare un gesto forte, molto forte. Crediamo davvero che il presidente Formigoni dirà e farà cose talmente forti per rimettere in marcia la Regione Lombardia. È qualcosa di più di una presa di distanza da Zambetti. Penso che debba azzerare tutto e debba ricominciare. Serve dare un segnale di censura».

Se ciò non dovesse accadere «dovremmo interrompere un percorso di buona amministrazione – ha proseguito -, modello per gli altri enti italiani ed esempio in Europa».

Ma il problema non è solo della Regione Lombardia, ma generale secondo il segretario pidiellino:

Non siamo soddisfatti di tante cose del nostro partito, quindi bisogna resettare e cambiare e se questo significa cambiare il simbolo o rinnovare la classe dirigente, siamo pronti a farlo. Se riusciremo a realizzare la riunificazione di quell'area moderata, questo vale la maggioranza assoluta".

Alfano poi replica a coloro che, pensando ai casi giudiziari che hanno travolto il centrodestra (vedi anche l'affaire Fiorito), in questi giorni hanno fatto un "parallelo" con Tangentopoli: «Qui non si è ladri di partito ma si ruba in proprio. Qui non si ruba per il partito ma sono ladri che rubano per sé. Lo dico anche ai finti puristi della sinistra che non vedono cosa c'è in casa propria». Il riferimento naturalmente è alle inchieste che «coinvolgono il presidente della Puglia, il senatore Lusi, Penati del Pd in Lombardia». E l'ultimo, alla Regione Lazio «animata da un ‘cosi' fan tutti' con le accuse al capogruppo dell'Idv». Insomma, «Ci sono incrostazioni di venti anni fa che investono tutti i partiti» ma nessun complotto, precisa Alfano.

Spazio anche per l'oggetto "legge elettorale": «Siamo disponibili a cedere» sul premio di coalizione, ammette Alfano a Radio Anch'io, «perché crediamo che alla fine lo scopo vero sia quello di assicurare governabilità». E sulle elezioni politiche: dal Monti bis: «Non ci sono preclusioni costituzionali ad un suo ritorno. Ma ad aprile ci saranno le elezioni ed è difficile che sia presidente del Consiglio un candidato che rifiuta la candidatura». Alla sfida tra Renzi e Bersani alle primarie del Pd: «uno vincerà e l'altro schieramento deve proporre un candidato, oppure ci sarà una candidatura virtuale». L'argomento "primarie" coinvolge anche per il candidato sindaco del PdL a Roma: «L'ha detto anche Alemanno che intende ricandidarsi facendo le primarie quindi credo sia quella la strada».

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