60 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Aiuta lo zio disabile a salire sul treno: da Roma riesce a scendere a Napoli

Luigi Gallone doveva solo accompagnare lo zio 80enne con problemi di deambulazione a prendere un treno alla stazione Tiburtina. Ma una volta sul treno insieme a lui le porte si sono chiuse e non è stato possibile riaprirle: “Prigioniero di Italo”.
A cura di S. P.
60 CONDIVISIONI
Immagine

Ha parcheggiato la sua automobile nei pressi della stazione Tiburtina di Roma intenzionato a ripartire dopo qualche minuto, dopo aver insomma accompagnato al binario lo zio ottantenne che avrebbe dovuto prendere un treno. Ma alla sua automobile è tornato solo dopo ore in quanto si è ritrovato, suo malgrado, “prigioniero di Italo”. È questa la storia di Luigi Gallone che appare oggi su Il Messaggero. La storia di un uomo che doveva solo aiutare lo zio con problemi di deambulazione a salire sul treno ma che su quel treno è stato costretto a restare. I fatti sono avvenuti venerdì scorso: “Dopo aver lasciato l’auto in sosta – racconta – visto che mio zio non è in grado di camminare speditamente e tantomeno di salire in carrozza con una valigia, l’ho accompagnato fino al binario. Convinto di ritornare in pochi minuti”. Il treno era in ritardo e quando arriva sale insieme allo zio, lo saluta, posa la valigia ma quando torna indietro la porta del vagone si sta chiudendo. “Faccio per mettere la mano e fermare la porta ma un addetto mi dice: non può fermare la porta, ora chiamo il capotreno e la faccio aprire”: è in quel momento che inizia la sua odissea. L’operatore non riesce a parlare col capotreno e il treno inizia a muoversi: “Mi metto a gridare come un matto di farmi scendere. È inutile. Ormai devo arrivare a Napoli”.

Ma la vicenda si complica quando il capotreno gli dice che deve pagare il biglietto: “La sua teoria è che essendo il treno in ritardo, avrei dovuto sapere che sarebbe rimasto solo pochi minuti e quindi non dovevo salire. Il fatto che accompagnassi un passeggero con problemi di deambulazione e che non ci fosse nessuno del personale ad aiutarlo è irrilevante”. Dopo una serie di peripezie il malcapitato viaggiatore riesce a ottenere il permesso di tornare indietro senza pagare il biglietto. E dopo aver aspettato a Napoli per un’ora e un quarto, sale su un altro treno e torna a Roma. Intanto Italo, dopo la disavventura di Gallone, ha spiegato che nelle stazioni di transito come Tiburtina il tempo di fermata è limitato a 3 minuti per cui gli accompagnatori non possono salire a bordo: “Se lo fanno, rischiano di rimanere dentro il treno. Per questo il personale di Italo presente al binario è sempre a disposizione per offrire assistenza. Se una persona viaggia con la carrozzella può usufruire del servizio di accompagnamento attivo in tutte le stazioni”. Cosa accade quando le porte si chiudono? “Nessuno, neanche il personale di Italo, può arrestare il treno, se non nei casi di emergenza. Quando purtroppo accade che qualcuno resti dentro, si fa il possibile per alleviare il disagio. Ecco perché in questo caso, anche se non era dovuto, abbiamo offerto il biglietto gratuito di ritorno a Roma”.

60 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views