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World Kiss Day, è di Catullo la più bella poesia mai scritta sul bacio

Il 13 aprile è il World Kiss Day. Se qualcuno vi chiederà un bacio, voi restituiteglielo accompagnandolo con i versi del poeta Catullo dedicati all’amata Lesbia. “Tu dammi mille baci, e quindi cento, poi dammene altri mille, e quindi cento, quindi mille continui, e quindi cento.”
A cura di Redazione Cultura
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Oggi 13 aprile è il World Kiss Day. Il giorno dedicato al bacio. A quelli dati e ricevuti, ma anche a quelli famosi. Della letteratura, del cinema, della musica, della fotografia, dell'arte. Ma qual è la poesia più bella dedicata al bacio, probabilmente il momento più alto dell'amore? Probabilmente si tratta del Carme numero 5 tratto dal  Liber catulliano. Il grande poeta latino, Gaio Valerio Catullo, famoso per i suoi grandi componimenti amorosi, scrisse una della sue poesia più famose, dedicandole proprio al tema del bacio.

Si tratta di uno dei carmi più conosciuti di Catullo, sia per il verso iniziale, che spesso dà il nome a tutto il componimento, sia, e fors'anche più, per l'iperbole dei "baci" che domina tutta la seconda parte del componimento in una felicissima ripetizione anaforica. Il componimento, infatti, dopo la felice ripetizione iperbolica, si conclude nella volontà di Catullo di scongiurare, confondendo il numero di baci, i maligni invidiosi del loro amore. Ve lo presentiamo qui nella traduzione di Salvatore Quasimodo:

Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.

Il tema della passione, concretizzato nell'invito a vivere e amare senza tener conto delle opinioni dei vecchi troppo severi, trova ragione nel verso che fa riferimento alla brevità dell'esistenza paragonata a un sole che tramonta senza più risorgere a cui si contrappone l'eternità della morte vista come "una lunga notte da dormire". Per poi tornare, di nuovo, sul tema del bacio. La stessa figura dei moltissimi baci viene ripresa da Catullo anche nel carme 7 (sempre con Lesbia) e nel carme 48 (qui però con Giovenzio, e manca il riferimento ai maligni ed ai curiosi). La versione originale del Carme 5 di Catullo è questa:

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt;
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum;
dein, cum milia multa fecerīmus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.

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