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Picky eating, quando il bambino rifiuta il cibo: cos’è e come comportarsi

Il picky eating – letteralmente “mangiare in modo selettivo” – è un comportamento frequente nei bambini, soprattutto tra i 2 e i 6 anni, caratterizzato dal rifiuto di alcuni cibi o dall’accettazione di una gamma molto limitata di alimenti. Un fenomeno che, pur spesso transitorio, può influenzare la crescita, la vita familiare e il rapporto del piccolo con il cibo.
A cura di Niccolò De Rosa
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Il termine picky eating deriva dall’inglese e significa letteralmente "mangiare in modo selettivo". Si tratta di una condizione piuttosto comune in età pediatrica ed è caratterizzata dalla tendenza del bambino a rifiutare determinati alimenti o a limitare drasticamente la varietà della propria dieta. Insomma, i picky chliden sono coloro che vengono comunemente chiamati "bambini schizzinosi", anche se il fenomeno non può essere ridotto al semplice capriccio di fronte a un alimento poco appetitoso.

Tale comportamento può infatti emergere già durante lo svezzamento o, più spesso, tra i 2 e i 6 anni, fase in cui i bambini iniziano ad affermare la propria autonomia anche attraverso il cibo. Questa difficoltà, seppur generalmente transitoria, può comunque incidere sul benessere familiare, poiché non di rado la riluttanza dei piccoli verso una grande varietà di cibi viene interpretata dai genitori come una colpa o una mancanza, influendo sulla loro serenità.

Cos'è il picky eating e chi sono i picky eater

Come specifica un articolo pubblicato nel 2018 sulla rivista Proceedings of the Nutrition Society, per picky eating s'intende un insieme di atteggiamenti caratterizzati dal rifiuto di cibi nuovi, dalla selezione rigida di pochi alimenti e dalla tendenza a evitare consistenze, odori o colori percepiti come sgradevoli. I picky eater pur essendo in buona salute, restringono volontariamente la gamma di ciò che mangiano, mostrando resistenze soprattutto verso frutta, verdura e proteine. Il fenomeno si manifesta più frequentemente in età prescolare, ma può persistere anche negli anni successivi e, in una piccola percentuale di casi, protrarsi fino all’adolescenza.

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Le possibili cause del picky eating

Le origini del comportamento selettivo a tavola possono essere molto varie e dipendono sia da predisposizioni individuali, sia dal contesto ambientale, sia da possibili conseguenze psicologiche . Tra le possibili cause emergono:

  • Presenza di neofobie alimentari: la naturale diffidenza verso i cibi nuovi, particolarmente marcata nei primi anni di vita.
  • Caratteristiche sensoriali: alcuni bambini sono più sensibili a consistenze, odori o sapori intensi, e tendono a rifiutare ciò che percepiscono come “troppo forte”.
  • Fattori genetici: diverse ricerche hanno evidenziato un'influenza ereditaria nella tendenza a preferire certi alimenti o a rifiutarne altri.
  • Abitudini familiari: un ambiente in cui il cibo viene vissuto con ansia o pressioni eccessive può accentuare il comportamento selettivo.
  • Aspetti psicologici ed emotivi: il pasto diventa spesso un terreno di affermazione dell’autonomia o, in alcuni casi, un modo per manifestare disagio.

Cosa comporta il picky eating

Nella maggior parte dei casi, il picky eating non compromette la crescita del bambino, soprattutto se la dieta, pur limitata, riesce a garantire i principali nutrienti. Tuttavia, se sottovalutato o non gestitop correttamente, questo comportamento può comportare rischi nutrizionali (ridotto apporto di fibre, vitamine e minerali, con possibile aumento di episodi stipsi o carenze nutritive) e anche un certo impatto sulla serenità familiare.

Bambino schizzinoso

Le difficoltà nel nutrire il piccolo può infatti portare madri e padri a vivere con tensione il momento del pasto, sia perché si teme di non nutrire adeguatamente il piccolo, sia perché spesso si temono giudizi esterni sulla propria condotta genitoriale (ancora oggi il bimbo schizzinoso viene giudicato come un bimbo "viziato", al quale le si danno tutte vinte). Conseguenze simili possono ripercuotersi anche sullo stesso bambino, che in contesti conviviali come la mensa scolastica o un pasto con gli amichetti potrebbe sentirsi a disagio.

Come gestire il problema e quando preoccuparsi

Per affrontare il picky eating è importante adottare strategie di accompagnamento dolci e graduali, evitando pressioni e forzature. Se costretti con urla o rimproveri a finire ciò che si trovano nel piatto, i piccoli potrebbero infatti sviluppare una relazione negativa con il cibo o diventare ancora più selettivi nelle loro preferenze alimentari. Gli esperti del National Health Service, il sistema sanitario britannico, consigliano invece di:

  • Offrire varietà senza insistenza: proporre piccoli assaggi di nuovi alimenti accanto a quelli graditi, senza obblighi.
  • Dare il buon esempio: i bambini sono più propensi a provare cibi visti consumare dai genitori con naturalezza.
  • Creare un contesto sereno: rendere il pasto un momento piacevole, senza trasformarlo in un campo di battaglia.
  • Coinvolgere il bambino: lasciare che partecipi alla spesa o alla preparazione dei piatti aumenta la curiosità verso il cibo.
  • Rispettare i tempi: la ripetizione graduale è spesso la chiave per superare la diffidenza.

Nella maggior parte dei casi, il picky eating tende a ridursi spontaneamente con la crescita. Tuttavia, è bene rivolgersi al pediatra se il bambino mostra un rifiuto persistente di interi gruppi alimentari, se la dieta diventa estremamente limitata o se compaiono segnali di rallentata crescita. In queste situazioni, un approfondimento con specialisti in nutrizione pediatrica o psicologia dell’età evolutiva può essere utile per distinguere un comportamento passeggero da un disturbo dell'alimentazione che richiede invece un intervento ben più mirato.

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