Perché alcuni bambini odiano vestirsi e come gestire la situazione senza impazzire: il parere dell’esperta

Tra rifiuti categorici, urla disperate e vestiti sparsi per tutta la stanza, per alcuni bambini il momento di infilare maglietta e pantaloni si rivela spesso più difficile che svegliarsi in tempo per l’asilo o andare a nanna senza fare troppo storie. Un comportamento che può sembrare capriccioso, quasi incomprensibile, ma che nasconde in realtà dinamiche più profonde legate allo sviluppo dell'autonomia e alla sensibilità individuale dei più piccoli.
Una questione di potere, non di moda
Secondo la psicologa clinica Patapia Tzotzoli, recentemente intervenuta sul sito dell'HuffPost britannico, il rifiuto di vestirsi non ha tanto a che fare con i vestiti in sé o un gusto estetico che, in parecchi casi, rappresenta uno step ancora troppo prematuro, quanto con il bisogno dei bambini di sentirsi padroni delle proprie scelte. "I bambini si sentono spesso dire cosa possono o non possono fare – ha spiegato l’esperta – e il momento di vestirsi diventa un'occasione per esercitare un po’ di controllo sul proprio corpo e sull’ambiente". In altre parole, il conflitto non riguarda i calzini di un colore non graditi, ma il potere di decidere cosa indossare e, soprattutto, quando farlo.

L'importanza delle sensazioni fisiche
Certo, questa dinamica inconscia incentrata sul controllo non è l'unica motivazione che può portare un bambino o una bambina a fare i capricci quando è l'ora di vestirsi. Nei bimbi più piccoli il problema può anche essere dato dal fastidio provocato da un'etichetta che causa prurito, una maglietta troppo stretta o un indumento troppo caldo. Se poi, crescendo, il piccolo non sviluppa competenze linguistiche adeguate (è il caso, ad esempio, dei bambini con disabilità o con alcune forme di autismo), è molto facile che esprima il disagio attraverso opposizione o crisi di pianto. In questi casi, prestare attenzione ai segnali del corpo può aiutare a prevenire lo scontro.
Vestiti preferiti e ricordi significativi
Tzotzoli ha anche fatto notare che oltre alle bizze quando si tratta di vestirsi, non è affatto raro che alcuni bambini dicano chiaramente di voler indossare sempre lo stesso abito. Il motivo? Spesso è legato a un ricordo positivo. "Può darsi che abbiano ricevuto un complimento quando lo hanno indossato l’ultima volta. Questo li ha fatti sentire bene, e ora cercano di replicare quella sensazione", ha osservato la psicologa. Anche in questo caso, il comportamento ha radici emotive e non va liquidato come una semplice fissazione.

Strategie per affrontare il momento del cambio
Per ridurre i conflitti, è utile proporre alternative che rispettino il bisogno di autonomia del bambino. Ad esempio, si può proporre una scelta tra due vestiti selezionati, in modo che il piccolo senta di avere voce in capitolo, ma senza che la decisione diventi ingestibile. Leggere insieme libri che parlano della routine mattutina può essere un altro strumento efficace: seguire le avventure di un personaggio che si prepara per uscire aiuta i bambini a comprendere cosa ci si aspetta da loro.
Allo stesso modo, trasformare il tutto in un gioco può cambiare radicalmente l’approccio dei piccoli. Secondo Tzotzoli, un buon modo raggiungere l'obiettivo è quello di stimolare il bambino a scegliere accostamenti e abbinamenti tra capi, oppure mettere della musica e sfidarlo a completare il look prima che la canzone finisca. Anche lasciare che vestiano prima una bambola o un peluche può essere d'aiuto per prendere confidenza con il gesto del vestirsi. Infine, coinvolgerli durante lo shopping – senza eccedere nell'aspetto consumistico – permette ai più piccoli di indicare gli abiti gradito e che si "sentono bene" addosso, aumentando le probabilità che li indossino volentieri.