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I miti sulla gravidanza resistono nonostante la scienza: un sondaggio mostra cosa credono i futuri genitori

Bruciori di stomaco che annunciano capelli folti, fasi lunari che determinano il sesso del nascituro, sogni di pesci come presagio di gravidanza: i miti sulla maternità resistono nonostante la scienza li smentisca. Un sondaggio americano ha rivelato quanto queste credenze restino vive nell’immaginario dei futuri genitori.
A cura di Niccolò De Rosa
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C'è chi giura che i bruciori di stomaco annuncino un bebè con una chioma folta, chi controlla la luna per indovinare il sesso del nascituro e chi crede che un sogno con i pesci possa preannunciare una nuova gravidanza in famiglia. La scienza non conferma nulla di tutto ciò, eppure queste convinzioni continuano a circolare di generazione in generazione. Un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti mostra che, nonostante test genetici sempre più precisi e app a portata di mano, i futuri genitori non rinunciano al fascino delle vecchie leggende sulla gravidanza.

L'indagine condotta da Talker Research su 2.000 genitori (di cui 250 donne ancora incinte e 250 che stanno cercando di concepire) ha rivelato quanto queste convinzioni siano ancora diffuse. Quasi un terzo degli intervistati (29 per cento) crede che soffrire di bruciore di stomaco durante la gravidanza significhi avere un bambino peloso o con molti capelli, mentre oltre uno su cinque (21 per cento) teme che i cibi piccanti possano indurre il travaglio e per questo ritiene sia meglio astenersi da certi alimenti durante la gestazione. Un altro 20 per cento ritiene che le fasi lunari al momento del concepimento influenzino il sesso del nascituro. Nessuna di queste teorie trova però riscontro scientifico.

I miti più curiosi

L'elenco delle credenze è lungo e a tratti bizzarro. C'è chi sostiene che sognare pesci annunci una gravidanza in famiglia, chi avverte le donne incinte di non guardare animali morti sulla strada e chi teme che rompere uno specchio possa condannare il bambino a soffrire di  problemi di pelle per tutta la vita. Qualcuno pensa anche che i temporali possano anticipare le tempistiche del parto o che la posizione del neonato alla nascita determini in qualche modo la sua intelligenza. Un campionario di tradizioni orali che, pur senza alcun fondamento, continua a circolare.

Indovinare il sesso: il fascino dell’incertezza

Tra le superstizioni più diffuse c'è l’idea che l’aspetto della madre possa predire il sesso del bambino. Secondo la credenza, portare in grembo una femmina renderebbe le future mamme più stanche e spossate, mentre un maschio donerebbe la classica "luce" sul volto. I dati del sondaggio hanno però dimostrato il contrario: più donne che aspettavano una bambina hanno dichiarato di avere la pelle luminosa rispetto a chi portava un maschio. Anche altri presunti indizi, come la forma della pancia – "a punta" indicherebbe l'arrivo di una bimba, mentre un grembo più tondo pronosticherebbe la nascita di un maschio – o la frequenza cardiaca del feto, non trovano alcun riscontro.

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Il gusto dell'ignoto

Per conoscere il sesso del nascituro bisogna dunque continuare ad affidarsi alla scienza aspettando l'ecografia morfologica (di solito tra la 19esima e la 22esima settimana di gravidanza), effettuando un test del DNA Fetale, o sottoponendosi a procedure come l'amniocentesi o la villocentesi, pratiche utili per scoprire eventuali anomalie cromosomiche ma che sono invasive e comportano un rischio (seppur basso) per il feto. Eppure, nonostante la diffusione di simili test prenatali, oltre il 60 per cento dei futuri genitori ha dichiarato di aver provato a indovinare il sesso del bambino prima di conoscerlo. Curiosamente, i padri si sono rivelati più precisi delle madri (70% contro 63%). Quasi la metà degli intervistati (43 per cento) ha ammesso di avere una preferenza, con una maggioranza che sperava in un maschio, ritenuto più semplice da crescere rispetto a una femmina. Alcuni hanno addirittura osservato le fasi della luna per aumentare le possibilità di concepire il figlio del sesso desiderato.

Il bisogno di sapere

Se le leggende continuano a circolare, è perché la gravidanza resta un'esperienza carica di incognite. I futuri genitori cercano indizi che possano restituire un senso di controllo e ridurre l’ansia. Sapere in anticipo il sesso del bambino, ad esempio, permette di scegliere il nome (53 per cento), acquistare vestiti e accessori (51 per cento), condividere la notizia con amici e familiari (32 per cento) oppure organizzare feste di gender reveal, ormai sempre più diffuse anche in Italia. Per qualcuno, però, l'idea di sapere prima del tempo il sesso del nascituro serve solo a rendere ancora più concreta l'idea di un futuro sempre più imminente, aiutando la non sempre facile transizione verso la nuova sfida della genitorialità.

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