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Venezuela al voto, 10 morti durante le proteste. Usa: “Passo verso la dittatura”

Il voto per l’elezione dell’Assemblea costituente in Venezuela si è trasformato in quello che l’opposizione ha definito un massacro, con almeno 10 morti. Gli Stati Uniti parlano di un “passo verso la dittatura”, mentre è scontro anche sui numeri tra il presidente Maduro e l’opposizione secondo cui si è astenuto l’88% degli aventi diritto.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dopo gli scontri per le strade delle città del Venezuela di domenica, la battaglia tra i sostenitori del presidente Maduro e l’opposizione si sposta sui numeri del voto per l’Assemblea costituente, convocata dallo stesso presidente. Secondo il governo avrebbe votato il 41,5% degli aventi diritto. Dato smentito dall’opposizione, secondo cui l’88% della popolazione si sarebbe astenuta, non recandosi alle urne.

L’opposizione ha ribadito di non voler riconoscere la validità delle elezioni e ha convocato nuove proteste per oggi. Durante gli scontri in piazza di domenica sono state uccise almeno dieci persone, portando il bilancio delle vittime dall’inizio delle proteste ad almeno 120 morti. Tra le vittime delle proteste c’è anche un candidato all’Assemblea costituente, José Felix Pineda, ucciso a colpi d’arma da fuoco sabato nella sua casa a Ciudad Bolivar. Henrique Capriles, leader dell’opposizione, ha parlato di “massacro”. Condanne anche da parte degli Stati Uniti che parlano di "passo verso la dittatura".

Il presidente Nicolas Maduro ha parlato del voto “più importante nei 18 anni di storia della rivoluzione”. Maduro ha rivendicato la vittoria elettorale, nonostante il clima di rabbia e violenza che prosegue nel paese dopo il divieto di protestare durante il giorno del voto: divieto non rispettato dagli oppositori del governo.

L’elezione dell’Assemblea costituente

I venezuelani sono stati chiamati al voto dal presidente Maduro per eleggere più di 500 rappresentanti che andranno a formare una nuova Assemblea costituente. L’obiettivo del governo è quello di riscrivere la costituzione del 1999, probabilmente allo scopo di dare maggiori poteri in capo al presidente. La direttrice del comitato elettorale, Tibisay Lucena, ha annunciato che più di 8 milioni di persone hanno votato e tra gli eletti risultano esserci anche la moglie di Maduro, Cilia Flores, e il suo stretto alleato Diosdato Cabello.

Secondo uno dei leader dell’opposizione, Henry Ramos Allup, al voto si sono recate meno di 2,5 milioni di persone. L’opposizione aveva annunciato di voler boicottare le elezioni sin dall’inizio e non ha presentato alcun candidato. I leader anti-Maduro hanno invitato i venezuelani a rimanere a casa e non recarsi al seggio domenica. Anche alcuni Chavisti (i sostenitori dell’ex presidente Chavez) si sono schierati contro la proposta di formare una Assemblea costituente.

La condanna degli Stati Uniti e della comunità internazionale

L’esito del voto è stato rifiutato da gran parte della comunità internazionale. Già alla vigilia del voto alcuni paesi, tra cui Messico, Colombia, Perù e Argentina, avevano annunciato che non avrebbero riconosciuto il risultato delle urne. Condanne sono arrivate anche dal Cile e dagli Stati Uniti. L'ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Uniti Nikki Haley, ha parlato di quello che sta avvenendo a Caracas come di un "passo verso la dittatura". Il portavoce del dipartimento di stato Usa, Heater Nauert, ha annunciato "azioni forti e veloci" contro l'autoritarismo di Maduro.

Anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha condannato la "repressione chavista" che ha raggiunto "livelli impensabile". "La comunità internazionale – continua – non può rimanere in silenzio, il volere del popolo è di cambiare il regime e per questo è necessario indire nuove elezioni democratiche ora". Il presidente del Parlamento europeo ha inoltre affermato di "non riconoscere questa elezione".

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