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Caos a Torino in Piazza San Carlo

Torino, Kelvin è fuori pericolo: “Quando posso giocare a calcio?”

Il bambino è uscito dal reparto di rianimazione dell’ospedale Regina Margherita. Il padre: “Per ora non gli parliamo di quanto è accaduto perché quando ricorda scoppia a piangere”.
A cura di Davide Falcioni
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"Quando posso tornare a giocare a calcio? Cosa è successo?". Sono state queste le prime parole pronunciate da Kelvin, il bambino di 7 anni ricoverato all'ospedale Regina Margherita di Torino in seguito alle ferite riportate in piazza San Carlo la notte della finale Champions League. Il piccolo, come si ricorderà, era stato travolto dalla folla in fuga per il panico causato da un ingiustificato allarme terrorismo. Il bambino si sta riprendendo e dalla Rianimazione sarà trasferito in un reparto di degenza. "Per ora non gli parliamo di quanto è accaduto – dice il padre Quinguang Liu – perché quando ricorda scoppia a piangere".

Kelvin dunque sta finalmente molto meglio. Racconta il padre che "martedì sera per la prima volta ha anche mangiato un po' di gelato. Non sente dolore, continua a chiedere quando potrà tornare a casa. Ha di nuovo appetito, oggi ha di nuovo fatto colazione. Gli abbiamo regalato il modellino di una Ferrari, l'altra sua grande passione oltre alla Juve". Migliorano leggermente anche le condizioni della ragazza di 26 anni ricoverata in rianimazione alle Molinette: la prognosi comunque resta riservata. Per finire, restano stabili ma gravi gravi le condizioni di salute delle due donne di 63 e 38 ricoverate rispettivamente al San Giovanni Bosco e alle Molinette.

Oggi ha visitato i feriti di quella che poteva essere una strage anche Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, secondo cui quanto accaduto sabato sera in piazza San Carlo è "un monito a sentirci tutti più responsabili e corresponsabili". Il religioso lo ha dichiarato all'uscita dall'ospedale San Giovanni Bosco, dove è andato al capezzale della donna di 38 anni. "In questi giorni – ha detto Nosiglia – si è ripetuto che avrebbe potuto essere una tragedia senza rendersi conto che lo è stata. Non è il numero a determinare il peso negativo delle conseguenze sulle persone, anche solo una persona coinvolta diventa una tragedia". Per Nosiglia, bisogna dunque "assumere tutti le responsabilità perché cose del genere non succedano più e in futuro prestare maggiore attenzione e impegno nel programmare certe situazioni che possono anche sembrare molto facili ma oggi non si può dare nulla per scontato".

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