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Tassa sugli sms: il Governo torna (subito) indietro

Dietrofront di Palazzo Chigi in merito all’introduzione di una tassa sugli sms per finanziare la Protezione Civile. Troppo accese le proteste delle compagnie telefoniche (e non solo). Ma oltre che impopolare, il nuovo balzello sarebbe anche stato difficilmente applicabile.
A cura di Biagio Chiariello
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Dietrofront di Palazzo Chigi in merito all introduzione di una tassa sugli sms per finanziare la Protezione Civile

La tassa di due centesimi sugli sms sembra destinare a rimanere una mera ipotesi. Secondo quanto si apprende, infatti, le accese proteste da parte dei vari gestori telefonici, avrebbero indotto Palazzo Chigi a lasciar perdere. Il nuovo balzello sui messaggini sarebbe stato applicato in caso di dichiarazione dello stato di emergenza , per finanziare gli interventi della Protezione Civile. Ma non come contributo volontario, bensì come tassa imposta agli operatori che, in caso di attuazione del Governo, si sarebbero presumibilmente rifatti imponendo ai clienti degli aumenti sulle tariffe. Immediate le proteste dei diretti interessanti: non solo gestori, ma anche chi gli sms li invia ogni giorno.

Ma è presumibile che non sia stata solo l'impopolarità dell'intervento a portare al dietrofront di Monti & c. La tassa sui brevi messaggi di testo (Short Message Service) rischiava infatti di essere di difficilissima applicazione. Innanzitutto perché tutte le compagnie telefoniche danno ai propri clienti la possibilità di attivare promozioni che prevedono un costo fisso settimanale e mensile a fronte di un tot di messaggi praticamente "regalati" per il suddetto periodo. Per cui la tassa avrebbe dovuta essere applicata alla spesa per accedere a quel servizio e non al messaggio singolo. C'è poi da dire con la diffusione degli smartphone,  sono proliferate le applicazioni gratuite di instant messaging. Basta collegarsi alla Rete ed il gioco è fatto. Tassa eliminata, dunque. Niente di nuovo, invece, per l'aumento di cinque centesimi delle accise regionali e nazionali sui carburanti. Il provvedimento resta nella bozza di decreto legge di riforma della Protezione Civile. Se ne discuterà domani in Consiglio dei ministri.

Ha avuto vita breve, ma non ha mancato di innescare la polemica la tassa sugli sms. E a ben vedere, non è la prima volta che ciò accade. Un primo tentativo di introdurre il già famigerato tributo risale al 9 novembre del 2004. Al governo c'era Berlusconi e il provvedimento avrebbe dovuto far parte della Finanziaria. Anche in quell'occasione la tassa era di 2 centesimi di euro e anche in quell' occasione la proposta (dell'allora sottosegretario all'Economia, Gianluigi Magri) fu accolta dalle critiche. All'epoca non esistevano smartphone o social network, anche perché la Rete non era sviluppata come oggi. Per cui gli italiani erano ancora fortemente attaccati ai messaggini. La polemica fu bipartisan e l'indignazione collettiva per la nuova tassa «sull'amore, sugli innamorati(cit. Pierluigi Bersani, all'epoca responsabile economico dei Ds)» costrinse al ritiro della proposta.

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