Stupro di Rimini, Butungu confessa: “Sono stato io, sono pentito”

Guerlin Butungu ha confessato. Ha ammesso di essere il responsabile degli stupri di Rimini avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 agosto ai danni di una turista polacca e di una transessuale peruviana. Lo ha fatto nel carcere di Villa Fastiggi di Pesaro dove è detenuto, parlando per quasi tre ore davanti al pubblico ministero e ha detto di essere pentito. Il congolese, assistito dagli avvocati Mario Scarpa e Ilaria Perruzza, ha detto anche di aver compiuto una rapina la stessa notte e di aver aggredito una coppia di turisti di Legnano con tentativo di violenza sessuale alla donna il 12 agosto. Ma ha detto di non essere lui il capo del branco. Nella sua prima versione dei fatti, Butungu aveva raccontato agli agenti, di non essere neanche presente al momento dei fatti denunciati dalle vittime. Successivamente, durante l’interrogatorio di garanzia di fronte al gip Vinicio Cantarini., aveva detto di aver “cercato di evitare gli stupri, ho solo tenuto fermo il ragazzo polacco per evitare che gli altri tre lo massacrassero di botte". Ora è arrivata la confessione.
Lo stupro di Rimini
Per i fatti avvenuti un mese fa sulla spiaggia di Miramare erano stati fermati quattro ragazzi, tra cui il 20enne richiedente asilo congolese Guerlin Butungu, due fratelli marocchini, di 15 e 16 anni, nati in Italia, che hanno negato di aver partecipato allo stupro della turista, e un 17enne nigeriano. I tre minorenni si trovano al carcere minorile bolognese di via del Pratello. Per tutti i membri della banda le accuse formalizzate dalla Procura di Rimini sono rapina aggravata, violenza sessuale di gruppo, lesioni aggravate. Le pene teoricamente potrebbero superare i 20 anni; il reato più grave è la rapina aggravata come è stato spiegato dal procuratore Paolo Giovagnoli e dal sostituto Stefano Celli.