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Studenti scomparsi in Messico: scontri fra polizia e manifestanti

Nella capitale messicana ancora scontri fra polizia e manifestanti durante i cortei di protesta per la scomparsa dei 43 studenti.
A cura di Antonio Palma
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Non si fermano le proteste anche violente in Messico per la scomparsa dei 43 studenti, uccisi e fatti sparire dagli uomini dei cartelli della droga con l'appoggio delle autorità locali di Iguala, nello stato di Guerrero. Anche nella giornata di giovedì il Paese sudamericano è stato teatro di cortei e manifestazioni contro il governo che sono sfociate in violenze. Nella Capitale Città del Messico migliaia di giovani si erano radunati ieri sera davanti alla sede del governo centrale dove ci sono stati violenti scontri tra manifestanti e polizia in tenuta anti-sommossa. Il corteo, composto da decine di migliaia di persone, stava sfilando pacificamente nel tardo pomeriggio nella piazza centrale di Città del Messico, lo Zocalo, quando all’improvviso è apparso un gruppo di manifestanti che gridando "Fuori Pena Nieto!" contro il presidente del Messico, hanno iniziato ad aggredire gli agenti.

Scontri anche all'aeroporto

I manifestanti, alcuni armati di molotov, spranghe e bastoni, hanno gettato pietre e petardi contro gli agenti e questi hanno reagito con lacrimogeni e idranti. Altri scontri tra polizia e manifestanti si sono verificati anche nei pressi dell’aeroporto della capitale. I manifestanti, sempre armati di spranghe e bastoni, hanno anche sparato fuochi di artificio e lanciato pietre sui poliziotti che hanno cercato di sgomberare la strada che porta dal centro città allo scalo aeroportuale. Il governo dal suo canto già lo scorso 8 novembre ha confermato che gli studenti sono stati assassinati con la complicità delle autorità locali. Il sindaco di Iguala José Luis Abarca, e sua moglie, María de los Ángeles Pineda, infatti sono stati arrestati  con l'accusa di essere i mandanti della sparizione degli studenti.

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