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Strage del rapido 904: il mandante sarebbe Totò Riina

L’inchiesta della Dda di Napoli sulla strage del rapido 904 ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Totò Riina, ritenuto il mandante dell’attentato.
A cura di Alfonso Biondi
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Il capo dei capi

Totò Riina sarebbe il mandante della strage del rapido 904. L'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli  ha portato a un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del famoso boss di Cosa Nostra. L'ordinanza e' stata firmata dal gip presso il Tribunale di Napoli Carlo Modestino su richiesta dei pubblici ministeri Sergio Amato e Paolo Itri coordinati dal procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico. Ad incastrare Riina,che attualmente si trova in carcere in regime di 41 bis, sarebbero state le dichiarazioni di alcuni pentiti siciliani. Per l'attentato erano già stati condannati in via definitiva altri esponenti della criminalità organizzata. Nel 1994 il boss Pippo Calò, considerato uno dei mandanti, è stato condannato all'ergastolo dalla quinta sezione della Corte di Cassazione. Con lui anche Guido Cercola.

Dal'inchiesta della Dda di Napoli è emerso anche un particolare tutt'altro che secondario. L'esplosivo utilizzato per la strage del rapido 904 è infatti lo stesso che venne usato nella strage di via D'Amelio del 19 luglio 1992 nella quale persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. In quella data, in via Mariano D'Amelio a Palermo dove viveva la madre di Borsellino, esplose una Fiat 126 imbottita di 100 Kg di tritolo.

LA STORIA- La strage del treno rapido 904 si consuma il 23 dicembre del 1984. Il treno, partito da Napoli e pieno zeppo di persone che tornavano a casa per le vacanze natalizie, era diretto a Milano. All'altezza della galleria di San Benedetto Val di Sambro, nel Bolognese, esplose una bomba che era stata collocata sul portabagagli della carrozza 9 di seconda classe. L'esplosione avvenne alle ore 19:08 e fu molto violenta: a perdere la vita furono ben 15 persone. Pare che la decisione di far esplodere la bomba all'altezza della galleria fu presa proprio dai mandanti al fine di provocare il maggior numero di danni possibili. L'attentato, nelle loro iniziali intenzioni, doveva apparire di matrice politica.

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