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Stipendi ridotti rispetto agli uomini e meno opportunità: il divario di genere affossa le donne

Secondo l’ultimo rapporto diffuso dal World Economic Forum, in Italia sussisterebbe un aggravarsi del divario di genere: le donne non solo guadagnano molto meno degli uomini e non vengono retribuite adeguatamente, ma hanno inoltre minori opportunità di crescita professionale e politica.
A cura di Charlotte Matteini
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A parità di mansione le donne guadagnano meno dei colleghi uomini. A rilevare questa stortura, di cui da tempo si discute in sede europea, è il Global Gender Gap Report 2017, l'ultimo rapporto del World Economic Forum. Secondo l'organizzazione, il 61,5% delle donne che lavorano in Italia non vengono pagate per niente oppure non adeguatamente, contro il 22,9% dei colleghi uomini. Nella classifica redatta dal World Economic Forum l'Italia riulta all'82simo posto su 144 posizioni complessive – dietro la Grecia (78simo posto) e ben distanti dal 41simo posto in cui figurava nel 2015, solo due anni fa – una posizione che rimarca non solo l'esistenza di un pesante divario di genere ma anche il suo costante aggravamento. Insomma, rispetto ad altri Paesi europei e mondiali, in Italia ci sono meno opportunità per le donne, non solo lavorative ma anche di "status sociale". Nello specifico, parlando esclusivamente di stipendio, l'Italia figura al 126simo posto per divario di genere: gli uomini guadagnano più delle donne, nonostante le donne lavorino comunque di più. Secondo il rapporto una donna lavorerebbe ogni giorno circa 512 minuti contro i 453 di un suo collega. Inoltre, la disoccupazione è sensibilmente più altanel segmento femminile rispetto a quello maschile (12,8% contro il 10,9%).

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Dal rapporto del World Economic Forum emerge inoltre che il divario di genere non tocca solamente l'ambito strettamente lavorativo, ma anche e soprattutto quello delle opportunità: in Italia il Parlamento è formato per il solo 31% da donne e nei ministeri la loro presenza è limitata al 27,8%. Anche in questo segmento, il WEF rileva un aggravamento del divario di genere, divenuto più marcato nel corso degli ultimi 10 anni: l'Italia è passata dal 77simo del 2006 al 123simo posto odierno. Come partecipazione economica e per opportunità offerte, siamo passati dall'87simo del 2006 al 118simo posto. Per quanto riguarda l'istruzione, l'Italia è piombata dal 27simo posto del 2006 al 60simo odierno, il che tradotto significa, ad esempio, che ci sono più bambine che bambini che non vanno a scuola.

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L'aumento del divario di genere, però, sembra essersi ampliato anche a livello globale e non solo in Italia, la media tocca quota 68% e secondo il Wef  ci vorranno almeno 100 anni per colmarlo rispetto agli 83 stimati lo scorso anno. Il Wordl economic forum ha inoltre segnalato che se si colmasse la parità di genere il Pil mondiale aumenterebbe di 5,3 miliardi di dollari. L'Europa occidentale resta la regione al mondo con il gap più ridotto, e cioè del 25% in media, ma l'Italia è comunque il suo fanalino di coda, dopo la Grecia, e prima solo di Cipro e Malta (92simo e 93simo posto). A livello globale, il Wef sostiene che le differenze di genere più ampie riguardano la sfera economica e quella sanitaria.

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