Come e quanto dormono i piloti durante i voli, cosa sono i riposi controllati e perché sono consigliati

Chi guida un aereo di linea per ore sopra le nuvole non è immune a una delle necessità più umane: il sonno. Ma come funziona quando a chiudere gli occhi è un pilota? Niente di improvvisato, ci sono delle procedure precise e regolamentate, pensate per evitare rischi e permettere ai piloti di riposare durante i voli. Ne abbiamo parlato con il pilota, primo ufficiale, di una compagnia italiana, per capire come funziona veramente il lavoro all'interno della cabina di un aereo e cosa succede quando il pilota ha bisogno di fare un pisolino.
Nella cabina di un aereo, ecco come funziona il pilota automatico
Il mondo d'alta quota ha sempre affascinato un po' tutti, e forse anche spaventato alcuni. Quando escono notizie riguardo piloti che "dormono" in volo, è normale essere confusi o disorientati. In realtà, come ha spiegato a Fanpage.it il pilota di una compagnia aerea italiana, l'aereo ha un alleato prezioso e fondamentale: il pilota automatico. In cabina si è sempre in due, comandante e primo ufficiale, che si alternano nei compiti e si monitorano a vicenda durante le tratte. Ai nostri microfoni spiega che il decollo è sempre manuale e che, una volta raggiunta l'alta quota (la cosiddetta fase crociera), sono il comandante o il primo ufficiale a decidere se usarlo o meno. Di certo, se c'è un cambio di rotta, quando bisogna far virare l'aereo e prima dell'atterraggio il pilota automatico va staccato.
Il pilota automatico non è, tuttavia, un tasto magico da schiacciare per poi restare tranquilli e dormire. Permette, sicuramente, di non avere costantemente la mano sulla cloche, dando al pilota la possibilità di comandare l'aereo attraverso dei pulsanti. "Quando entriamo nella fase di crociera abbiamo tante cose da fare, dobbiamo compilare dei documenti, dobbiamo preparare le cartine per l'aeroporto verso il quale stiamo andando e studiarcele, capire insomma come fare le varie procedure, quindi il pilota automatico è un grosso aiuto che ti permette di non dover pilotare tu fisicamente l'aereo tutto il tempo e poterti concentrare su altre cose, mentre la macchina tiene la direzione", spiega il primo ufficiale. Il pilota automatico non può comunque essere inserito e dimenticato, l'equipaggio della cabina deve controllare che funzioni correttamente, perché, in quanto macchina, può sempre sbagliare.
I pisolini "regolamentati" dei piloti
Sfatiamo quindi un mito: sì, i piloti dormono, ma no, non è pericoloso come sembra, anzi. Si chiamano controlled rest (riposi controllati) e non solo i piloti sono autorizzati a farli, ma le compagnie e le autorità consigliano di farli su alcune tratte, specialmente magari le tratte medio-lunghe (quindi dalle 3 ore in su). Di solito, funzionano a rotazione, ovvero comandante e primo ufficiale alternano dei pisolini dandosi il cambio: "Questi riposini, però, non possono durare più di 20 minuti o mezz'ora, perché se durano di più di questo tempo, si entra nella fase del sonno più profonda e se dovesse succedere qualcosa a bordo come un'emergenza, al risveglio il pilota non sarebbe abbastanza lucido e fresco da poter reagire subito". Questo per quanto riguarda i voli di corto e medio raggio, per riguarda i voli di lungo raggio i piloti hanno a disposizione uno scompartimento a parte, dove ci sono proprio dei letti e possono dormire anche per ore, ma sono presenti in questo caso più equipaggi.
Turni, formazioni, riposi: com'è la vita di un pilota italiano
Al momento, conferma il nostro primo ufficiale, i piloti sono leggermente sotto organico. Spiega, però, che non si tratta di una situazione drammatica, il problema forse più importante è la cattiva gestione dei turni da parte degli uffici delle compagnie aeree: "Ci sono magari dei mesi dove voliamo poco e dei mesi dove veniamo impiegati più del dovuto, manca spesso un equilibrio. Ad esempio, indicativamente io faccio 60 ore di volo tutti i mesi, però poi c'è il mese in cui ne faccio 30 e il mese in arrivo invece a 90, che è il limite massimo. E nel mese in cui ne fai 90, ovviamente sei molto più stanco. In questo caso fai anche più fatica a riposare perché purtroppo non abbiamo dei turni sempre regolari, dove tu cominci sempre allo stesso orario e finisci allo stesso orario. Magari per due giorni inizi la mattina presto e poi inizi la sera, sballando anche il ritmo del sonno".
Il problema, spiega il pilota, è comunque intrinseco nel lavoro di per sé, ma sicuramente una migliore organizzazione gioverebbe alla salute dell'equipaggio. Oltre i turni, anche le formazioni possono arrecare stress nella vita di un pilota. Infatti, ogni sei mesi devono recarsi al simulatore per fare una sessione di 8 ore tra addestramento ed esame, che, se non superate, rischiano di non far tornare a volare. Ogni anno ci sono controlli durante il volo e anche degli esami psicofisici per determinare la salute del pilota, che potrebbe eventualmente perdere il lavoro. Controlli rigidi, ma necessari, spiega il nostro pilota, che lancia però un invito all'Autorità dell'aviazione europea, ovvero l'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza aerea (EASA): partendo dalla radice del problema, ridurre il numero minimo di ore di volo per i piloti, perché 90 ore sono un numero troppo elevato, che può effettivamente provocare stanchezza.