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Alien Barbie, 60% del corpo tatuato: “Dà fastidio la mia libertà, il sistema ci vuole in un certo modo”

Alex Menini è Alien Barbie. A Fanpage.it ha spiegato che significano per lei i tatuaggi e perché agli altri dà così fastidio la sua pelle ricoperta di inchiostro: “Senza perderei l’identità”.
A cura di Giusy Dente
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Instagram @alex.ink.009
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Qualcuno le dà dell'eccentrica, c'è chi la chiama esibizionista, chi la paragona a un robot, a un mostro, a un alieno: Alex Menini sa benissimo che ogni volta che posterà sui social una foto o un video qualcuno rimarrà spiazzato al punto da sentire il bisogno di offenderla, senza minimamente sapere nulla della sua storia, della sua persona. Sa che il suo aspetto anticonvenzionale suscita sentimenti contrastanti: ha il 60% del corpo coperto di inchiostro e tatuaggi. Col tempo ha imparato che le offese e le critiche arrivano soprattutto da chi, a differenza sua, non ha lavorato molto su di sé, da chi non si conosce fino in fondo. O peggio: da chi ha paura di scoprire realmente chi è. Lei questa paura non l'ha mai avuta, ha sempre preferito camminare per la propria strada, libera. E vorrebbe che il suo aspetto, più che disgusto o odio, comunicasse proprio questo: il valore della libertà.

Chi è Alien Barbie

Alex Menini si definisce Alien Barbie. Chi la chiama "aliena", quindi, in realtà ci va molto vicino, anche se per i motivi sbagliati. Lei ha cominciato a sentirsi così effettivamente molto presto: "Ancora oggi mi chiedo: ma da dove sono sbarcata? Per me Alien non deriva tanto da un discorso di estetica aliena, ma proprio da come mi sono sempre sentita. Sono nata in una famiglia con una mentalità molto chiusa e sono cresciuta in un paesino con persone che già quando ero molto piccola mi guardavano come se fossi strana, perché avevo già una mia identità, uno stile tutto mio. Ho sempre vissuto con la libertà di essere me stessa, non ho mai avuto paura di mostrarmi per ciò che sono, anche davanti a una condizione di chiusura mentale veramente veramente forte". Barbie, invece, incarna la sua parte più femminile, a cui tiene molto: "Vorrei che le donne attraverso me capissero l'importanza di accettarsi, accettare la loro vera identità".

Instagram @alex.ink.009
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Oggi ha il corpo ricoperto di tatuaggi e inchiostro. È una passione nata molto presto: "Già a 8-9 anni chiedevo a mia mamma di comprarmi i giornaletti per vedere le rockstar, perché all'epoca le persone più tatuate erano loro. A 23 anni ho cominciato con i primi tatuaggi. Il primo tattoo non esiste più: era uno scorpione sulla pancia, ma l'ho coperto dopo. Sono sempre stata colpita da queste figure full body e piano piano ho capito che mi stavo dirigendo verso quel modello". Oggi il progetto è al 60%, ma non punta al 100%: "Significherebbe tatuarsi anche la faccia e non voglio coprire il volto. Ho fatto qualche tatuaggio lì in passato che poi ho rimosso col laser, perché sentivo che mi aveva cambiato troppo i connotati e questa cosa mi disturbava. Un'altra cosa che non rifarei è la lingua biforcuta: ha fatto molto male e mi ha dato delle complicazioni. Non approfondirò la sfera della body mod, quindi amputazioni e tagli: è eccessiva su di me. Poi ho rifatto le labbra e ho rifatto il seno. Sono pro chirurgia estetica: è giusto che una persona se non si piace, se una cosa la vede come un difetto, provi a migliorarsi".

Instagram @alex.ink.009
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I tatuaggi sono ciò in cui ritrova se stessa: "Io se domani mi svegliassi senza tatuaggi avrei perso la mia identità, avrei perso tutto. È una cosa identitaria proprio: per me la mia pelle è questa. Molti pensano che lo faccio per coprire o cambiare qualcosa di me che rifiuto: non è così. Mi piacevo anche prima. Ma è la passione che mi porta per forza a coprirmi. Non è tanto un rifiuto, è semplicemente sviluppare la mia passione. È come un bruco. Il bruco non si odia quando è dentro il bozzolo, ma sta attuando una trasformazione: deve diventare farfalla ed è fantastico perché in quel modo potrà volare. Non mi sono mai pentita di nessun tatuaggio che ho fatto, tranne quelli al volto: sono tutti tatuaggi voluti e amati. Poi nel corso del tempo mi sono resa conto che mi ero innamorata del nero, del total black. Un po' mi spaventava perché il full body è molto strong, ma col tempo ho capito che volevo farlo o comunque avvicinarmi. Coprirò anche il braccio destro, mentre lascerò i tatuaggi sulla pancia e sul retro, perché mi piace averli lavorati. Tutto nero no, la vedrei come una cancellazione di ciò che c'è sotto, che mi piace. Poi devo fare la parte inferiore del seno più il capezzolo, praticamente farò il total black. Prima riuscivo a resistere anche 6 ore di seguito, ultimamente faccio sessioni di massimo 4 ore. Il corpo ormai non regge più il dolore. E forse farò l'allungamento dei canini, per un fattore puramente estetico".

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Chi c'è sotto l'inchiostro

Alex Menini vive in provincia di Venezia e lavora come OSS. Lì il suo aspetto anticonvenzionale non è mai stato un problema, ma in passato qualche discriminazione c'è stata: "È capitato nel corso degli anni che facessi dei colloqui e venissi scartata: non te lo dicono mai chiaramente, ma lo capisci, lo percepisci, c'è poco da fare. Però sono stati veramente rari i casi, due o tre. Per il resto: sicuramente all'inizio dò un impatto forte, però dopo 10 minuti capisci che non sono scema e che quello che c'è da fare lo so fare. Se ci sono le competenze, il modo di porsi, il rispetto, un'opportunità la dai". Lavorare con gli anziani, con le persone bisognose le piace e la fa sentire a proprio agio, utile: "Sento tanto pregiudizio delle persone sane, è questo è il problema. La persona malata non ha tempo, non ha voglia. È una questione di priorità: se stai male non ti interessa cosa indossa l'altro, come è fatto. La gente vuole essere accudita, vuole essere amata, vuole avere delle speranze, delle parole di conforto nei momenti di difficoltà. Non gli importa del tatuaggio".

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Molte critiche le arrivano da persone giovani e da mamme, tendenzialmente da persone a suo avviso poco risolte: "La critica quando diventa offesa nasce sempre da un disagio, perché se io sono in equilibrio con me stesso non ho tempo né voglia. Non me ne frega di quello che fa l'altro. Mi arrivano anche offese pesanti, minacce di morte. Ma il problema non sono io che vivo la mia vita: il problema sono loro, che vengono sotto ad un profilo a odiare. Una signora di 60 anni mi ha scritto: Che schifo, non ti vorrei mai avere come figlia Probabilmente ha un disagio interiore sul quale deve lavorare, che a 60 anni non è riuscita ancora a superare".

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Le persone nel suo aspetto e nella sua storia riversano una parte del proprio vissuto e questo genera frustrazione, in chi a differenza sua non ha lo stesso coraggio di esprimersi liberamente, anche a costo di andare oltre gli stereotipi, le convenzioni. Ciò che dà fastidio non sono tanto i tatuaggi in sé, ma ciò che rappresentano: "Nella mia vita oltre ad aver lavorato sulla mia estetica, ho lavorato anche tanto sulla mia persona. Agli altri di me dà fastidio la libertà, non i tatuaggi. Tante persone mi scrivono e mi dicono: Io vorrei avere la tua forza, io vorrei fare questo o quello. Dà fastidio la libertà che quel tatuaggio rappresenta. Viviamo in un sistema che ci vuole in un certo modo. Io ci vorrei anche stare, perché la vita sarebbe stata anche più semplice per me sotto un certo punto di vista. Ma semplicemente sono così e esprimo me stessa liberamente. Non è una forma di ribellione: seguo la mia natura, che è diverso. La mia trasformazione deve essere vista come qualcosa di pulito, non qualcosa che nasce da un disagio. Io voglio comunicare un'idea di libertà".

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