Zohran Mamdani e Rama Duwaji: l’amore che riabilita le app di incontri, ma vale per tutti?

È bastata una storia d’amore per farci riparlare di Hinge, l’app che si definisce "designed to be deleted" (concepita per essere cancellata). Quella tra Zohran Mamdani, il neo eletto sindaco newyorkese di origini ugandesi e indiane, e Rama Duwaji, artista e illustratrice, è diventata virale in pochi giorni: i due si sono conosciuti su Hinge, si sono innamorati e oggi sono sposati. Una favola moderna, l'esempio di come la realtà riesca a volte ancora a sorprenderci in modo positivo. Eppure, la domanda resta. Si tratta di un'eccezione o è invece il segnale che le app d’incontri stanno davvero cambiando, tornando ad avvicinare le persone invece di allontanarle?
Quando l’algoritmo incontra il destino
La loro storia e le foto del loro matrimonio nella metropolitana di New York hanno fatto il giro del mondo, rendendo romantico quello che molti reputavano impossibile. Zohran Mamdani, membro dell’Assemblea di New York per il Partito Democratico, conosce quindi Rama Duwaji su Hinge. Lei è un’artista di origine siriana, impegnata in progetti di animazione e attivismo visivo. Si scambiano qualche messaggio e poi decidono di incontrarsi. Nessuna dinamica tossica, nessun ghosting, nessun "ci sentiamo" o "ti scrivo io" che svanisce poi nel nulla. Solo due persone che, attraverso uno schermo, riescono a intravedere qualcosa di più. A volte la chimica può trasparire anche davanti a uno schermo a quanto sembra, in un senso o nell'altro. Infatti, poco dopo che la storia è diventata virale, una ragazza su X ha raccontato di aver rifiutato Mamdani su Hinge, definendolo un po’ troppo serio per lei. Una confessione che ha fatto sicuramente sorridere gli utenti, ma che in fondo dice molto: l’amore, anche online, resta una questione di incastri, di tempismo, di piccole coincidenze che l’algoritmo può solo sfiorare e poi, diciamolo, anche di un po' di fortuna. Lo stesso Mamdani ha affermato di avere fiducia nelle app, perché vale ancora la pena avere speranza in questi algoritmi. Ed è proprio vero, perché oggi la speranza nelle dating app è diventata quasi un atto di fede.
L’amore al tempo delle app
Negli ultimi anni, piattaforme come Hinge o Bumble hanno cercato di emanciparsi dall’immagine superficiale di Tinder, puntando su un approccio più autentico, per aiutare le persone a trovare qualcuno con cui condividere realmente interessi e vita quotidiana. Hinge, per esempio, incoraggia gli utenti a rispondere a domande specifiche, i cosiddetti prompt, per stimolare conversazioni più personali. Bumble, invece, ribalta la dinamica tradizionale lasciando alle donne la prima mossa. Eppure, i risultati non sono così immediati o lineari. Secondo un’indagine condotta dal Pew Research Center, centro studi statunitense con sede a Washington, nel 2023, solo il 12% degli utenti afferma di aver trovato una relazione stabile grazie a un’app di incontri, mentre oltre il 70% dichiara di sentirsi emotivamente stanco dopo pochi mesi o addirittura settimane di utilizzo. È un risultato che non sorprende, perché l’amore mediato da uno schermo è spesso una questione di scroll, più che di vera comunicazione e condivisione. Tuttavia, forse non tutto è da buttare. Per molti, le app restano uno strumento utile, soprattutto per chi vive in contesti in cui le possibilità di incontro sono limitate o per chi desidera relazioni al di fuori della propria cerchia sociale. In fondo, le dating app non inventano l’amore, ma sono forse in grado di organizzarlo, filtrarlo, a volte lo semplificano in un certo senso. Ma la parte più complessa, la vulnerabilità, la fiducia, la pazienza, resta tutta umana.
Zohran e Rama, l’eccezione che conferma la regola
La storia di Mamdani e Duwaji è diventata virale proprio perché sembra l’eccezione, non la norma. Chi usa app come Hinge o Bumble sa bene quanto spesso l’esperienza possa rivelarsi frustrante: profili falsi, conversazioni che si spengono nel giro di tre messaggi, persone che cercano connessioni ma fuggono davanti alla minima intenzione seria. Le donne, in particolare, raccontano un senso di stanchezza crescente perché riscontrano troppa leggerezza, troppa poca serietà, e quella sensazione costante di essere in vetrina più che in dialogo. In questo senso, la coppia Zohran-Rama funziona come un piccolo simbolo di resistenza. Ricorda che non è impossibile trovare qualcuno, ma che serve ricercare qualcosa che l’app non può sempre offrire, in termini di autenticità, intenzione o presenza. Forse la vera lezione della loro storia non è "le app funzionano", ma "possono funzionare", se smettiamo di usarle come un supermercato emotivo e torniamo a concedere tempo, ascolto, curiosità. E sì, forse vale la pena provarci ancora, anche dopo appuntamenti disastrosi e dinamiche di ghosting ingiustificato. Non per illudersi, ma per ricordarsi che, a volte, l’amore arriva anche nei luoghi più improbabili, persino in una chat su Hinge.