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Sindrome del coinquilino: come fare quando sparisce l’intimità e si smette di fare sesso con il partner

Travolta dal solito trantran, lavoro-spesa-figli-palestra, la coppia rischia di trasformarsi. Da innamorati a semplici coinquilini che restano insieme per ragion di stato e per condividere le incombenze della vita pratica. Ne abbiamo parlato con la sessuologa Maria Claudia Biscione.
Intervista a Dott.ssa Maria Claudia Biscione
Sessuologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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C'è un nome per tutto, anche per i casi in cui una coppia inizia a smettere di baciarsi, di cercarsi. Si vive insieme, si condivide la casa, la spesa, il letto e le incombenze domestiche ma non si condividono più l'intimità e la sessualità. Si chiama sindrome del coinquilino. La coppia si muove per inerzia, va avanti trasportata dalla quotidianità fatta di lavoro, figli, suoceri, cineforum, la piadina la domenica sera, ma a poco a poco si sgretola, nella maggior parte dei casi senza neanche la consapevolezza di quello che sta succedendo.

Che cosa è la sindrome del coinquilino

Il nome non lascia dubbi. Le affinità tra le coppie che ne soffrono con due amici che scelgono di condividere una casa durante gli anni dell'università sono decisamente troppe. "Per sindrome del coinquilino si intende infatti quello stato emotivo per cui una coppia non vive più nessuna intimità o sessualità – spiega a Fanpage.it Maria Claudia Biscione sessuologa e psicoterapeuta – Nella maggior parte dei casi non ci sono neanche conflitti tra i due. Ma il rapporto, seppur sereno, è privo di quella dimensione intima che caratterizza una relazione". Film, libri, serie tv che ci mostrano come una relazione d'amore possa prendere questa deriva non mancano (quasi sempre poi finiscono col tradimento di uno dei due). "Si tratta di una situazione di mancanza – continua Biscione – Sopraffatti dalla routine, dalle incombenze quotidiane, ci si dimentica della coppia". 

Le cause della sindrome del coinquilino

Finisce l'amore? Non per forza. Ci si scorda di amarsi? Forse. Le cause di questo tipo di problematica possono essere diverse. "Sicuramente la mancanza della sessualità è una delle cause fondamentali che porta al distanziamento. E la mancanza di libido, il rifiuto del sesso da parte di uno dei due partner può essere ‘contagiosa': l'altro rischia di smettere di aver voglia di prendere l'iniziativa, perde interesse".  Poi ci sono dei fattori esogeni, che non dipendono soltanto da uno dei due partner. "Ci sono degli accadimenti nella coppia che per motivi diversi congelano la possibilità di avere un'intimità: la nascita di un figlio, un trasferimento di lavoro, un lutto. Il punto è che alla distanza emotiva ci si abitua facilmente e superare quella che diventa comunque una zona confort (anche se ci rende infelici o non completamente appagati nella coppia) richiede fatica, impegno". In alcuni casi succede invece che finisca l'amore e basta. "In questo caso scegliere di restare nella coppia è una soluzione di comodo. È più facile rimanere che buttare tutto all'aria. Sia perché oggi per molti è economicamente insostenibile, sia perché significherebbe fare un salto nel buio. Restare soli, rimettersi in gioco fa paura a molti. E allora si opta per una scelta disfunzionale ma fatta seguendo la logica dei costi benefici. L'alternativa è ricca di possibilità ma troppo aleatoria, troppo astratta rispetto a quello che abbiamo già". 

Quando si smette di fare l'amore

Niente intimità, niente baci, niente sesso. Solo la fatica del quotidiano. Quando si smette di fare l'amore è bene mettersi in allerta. "Il sesso è quello che differenzia due amici da due amanti. Mentre le coppie bianche sono consapevoli della mancanza di sessualità nel rapporto ed è anche su questa mancanza, su quest'incastro, che si tiene la relazione, nella sindrome del coinquilino la mancanza di intimità è un problema che la coppia patisce. Può succedere che ci sia una mancanza di interesse per la sessualità: magari il sesso non è più appagante come agli inizi, è meno brillante e soddisfacente e si disinnesca la voglia di cercare l'altro". E a questa mancanza si aggiunge la difficoltà di parlarne. "Si ha paura di affrontare il problema perché si temono le conseguenze che sono spesso e volentieri più rischiose, alte e faticose da gestire della frustrazione di non avere più questo tipo di intimità". Quando ci si accorge di essere passati da amanti a semplici coinquilini si soffre anche per l'immagine che si teme di restituire. "Non ci si sente più una coppia vincente, sana, brillante. E per questo si vive un forte senso di inadeguatezza prima come coppia e poi come persone. Ben consapevoli del fatto che non avere più momenti intimi, non aver voglia di fare l'amore con il partner, è un problema. Ma non sempre accorgersi di questa situazione porta a una risoluzione. La frustrazione che si prova per una vita intima insoddisfacente è forte ma spesso non abbastanza per destabilizzare lo status quo" spiega Biscione.

Ritrovare l'intimità

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La cura per la sindrome del coinquilino passa per la comunicazione. Per smettere di essere soltanto due persone che si trascinano nel solito trantran e che si lasciano travolgere dal quotidiano è necessario mettersi a tavolino, spegnere gli smartphone e dedicarsi del tempo per iniziare a discutere di cosa è successo. "Bisogna ragionare, capire cosa ha portato a questo stato di cose, cosa ha fatto perdere al rapporto quella spinta affettiva, fisica e di vicinanza che ha caratterizzato gli anni precedenti. Ma – avverte Biscione – È indispensabile focalizzarsi sulla responsabilità personale e mai sul giudizio dell'altro. Bisogna mettersi in discussione senza puntare il dito". Non è detto sia facile costruire un dialogo così profondo, soprattutto se ci si è persi di vista, pur condividendo lo stesso lavandino. "Ci vuole una grande maturità personale e relazionale per farlo. Costruire una nuova intimità non è facile, molte persone provano vergogna, imbarazzo nel mostrarsi all'altro, nell'aprirsi di nuovo, nel condividere le proprie emozioni. Quando da soli è impossibile rivolgiamoci senza vergogna a uno specialista".

Come preservare la coppia dalla sindrome del coinquilino

Anche le coppie hanno bisogno di fare un tagliando come si fa con le automobili. È uno dei modi per metterla a riparo dalle crisi. "Ogni tanto bisogna fare un pit-stop per la manutenzione del rapporto – consiglia Biscione – Bisogna camminare nella riflessione parallelamente alla vita quotidiana fatta di piccole e grandi cose. Ragionare su come si sta insieme, che percezione si ha del partner e di sé stessi nel rapporto col partner". È un modo per non avere sorprese. "Serve a non trovarsi all'improvviso in un deserto affettivo e relazionale stupendosi del fatto di non essersene accorti prima. Per quanto la quotidianità, gli eventi straordinari, la normale e fisiologica noia e distrazione possano mettere alla prova la relazione, è importante ritrovarsi e ripensarsi e guardare negli occhi il proprio partner per valutare se il filo che ci ha sempre legati c'è ancora. Si può essere distanti per un periodo, può capitare a tutti, l'importante è che ci sia sempre e comunque la connessione intima. L'intimità può resistere anche se per qualche tempo la sessualità annaspa. È l'intimità che conta, anche se per un periodo non si ha voglia di fare l'amore. L'importante è riconoscersi come due persone fondamentali non per l'organizzazione della vita (come sarebbe appunto un coinquilino) ma per il supporto emotivo, per la forza e la capacità che si ha di stare bene insieme". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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