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Che facce fa chi mente? Guida alle microespressioni facciali dei bugiardi

Paura, tristezza, gioia, rabbia: sono tutte emozioni primarie difficili da nascondere e possono essere segnale importante che il nostro interlocutore ci sta mentendo. Abbiamo chiesto a un esperto di aiutarci a capire come si leggono le microespressioni facciali, quelle scoperte e analizzate dagli psicologi Paul Ekman e Wallace V. Friesen.
Intervista a Dott. Andreas Aceranti
Psichiatra forense specializzato in Analisi Comportamentale e Profiling. Consulente per la Procura e per le Forze dell’Ordine, è professore di Psicologia Criminale.
A cura di Elisa Capitani
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Mentire non è più così facile ormai, dopo i numerosi studi svolti dagli esperti nel corso degli ultimi anni. Da Paul Ekman a Wallace V. Friesen, molti scienziati hanno scoperto come leggere le menzogne e, sebbene non ci sia un un gesto universale, alcuni più di altri possono indicare che la persona in questione sta nascondendo qualcosa, come un emozione. Le microespressioni facciali, infatti, sono contrazioni muscolari involontarie corrispondenti all’attivazione del sistema che elabora e regola le nostre emozioni. Ecco quali sono le principali microespressioni facciali studiate dagli esperti, ne abbiamo parlato con il Dott. Andreas Aceranti, Psichiatra forense specializzato in Analisi Comportamentale e Profiling e consulente per la Procura e per le Forze dell’Ordine, è professore di Psicologia Criminale.

Le principali microespressioni facciali e come leggerle

Come spiega Aceranti, le microespressioni hanno una durata brevissima, tra 1/25 e 1/5 di secondo e sono più difficili da interpretare rispetto alle macroespressioni, che sono invece più marcate e possono durare leggermente di più. Le microespressioni rappresentano le sette emozioni primarie come paura, rabbia, tristezza, disgusto, sorpresa, gioia e disprezzo, che sono biologicamente determinate e condivise anche tra culture diverse. Le ricerche degli psicologi Paul Ekman e Wallace Friesen hanno dimostrato che, pur variando il modo in cui le emozioni vengono espresse socialmente a seconda della propria provenienza, le microespressioni restano uguali perché legate a processi automatici. Spiega Aceranti: "Le microespressioni facciali più rivelatrici di un’emozione nascosta sono quelle che coinvolgono i muscoli orbicolari, frontali e zigomatici, poiché rappresentano il punto di contatto diretto tra il sistema limbico e il sistema motorio facciale. Si tratta di contrazioni brevissime, della durata di pochi centesimi di secondo, che emergono prima che la corteccia prefrontale possa esercitare un controllo consapevole sull’espressione".

Paura e tristezza

Paura e tristezza sono due delle sette emozioni primarie e universale provate da tutti. La prima nasce dalla minaccia di un danno, fisico o psicologico che sia. Sebbene tradizionalmente sia considerata un'emozione negativa, la paura svolge in realtà un ruolo importante nel proteggerci, poiché ci rende pronti ad affrontare potenziali pericoli. "La paura comporta la contrazione del muscolo frontale e del sopracciglio, l’innalzamento rapido delle palpebre e la dilatazione pupillare", spiega Aceranti.

Paura, foto di Paul Ekman group.
Paura, foto di Paul Ekman group.

La tristezza può emergere quando la bugia entra in conflitto con valori morali o affettivi ed è riconoscibile per l’abbassamento delle palpebre, l’incurvamento verso il basso degli angoli della bocca e la contrazione del muscolo mentale.

Tristezza, foto di Paul Ekman group.
Tristezza, foto di Paul Ekman group.

Rabbia e sopresa

La rabbia, caratterizzata dal corrugamento del sopracciglio, dalla tensione delle labbra e dall’irrigidimento della mandibola, segnala frustrazione o atteggiamento difensivo della persona in questione. Tuttavia, nella nella sua forma più estrema, la rabbia può essere una delle emozioni più pericolose a causa della sua potenziale connessione con la violenza.

Rabbia, foto di Paul Ekman group.
Rabbia, foto di Paul Ekman group.

La sorpresa invece, che quando ci imbattiamo in suoni o movimenti improvvisi e inaspettati, è la più breve delle emozioni universali. Inibita, visibile nel sollevamento improvviso delle sopracciglia e nell’apertura parziale della bocca, subito mascherata da un’espressione neutra, la sorpresa è tipica di chi deve improvvisare una risposta inattesa.

Sopresa, foto di Paul Ekman group.
Sopresa, foto di Paul Ekman group.

Disgusto, disprezzo e gioia

Con il termine gioia indichiamo una famiglia di stati piacevoli tutti correlati tra loro, che vanno dalla pace all'estasi. Il sorriso è l'espressione facciale universale che segnala la felicità e la gioia di una persona. Tuttavia, alcuni sorrisi potrebbero confonderci, perché fatti in modo falso o usati come maschera per nascondere un'altra emozione. Un vero sorriso di gioia è chiamato sorriso di Duchenne e si riconosce più frequentemente osservando le zampe di gallina agli angoli della bocca, le guance leggermente rialzate e gli occhi ristretti.

Gioia, foto di Paul Ekman group
Gioia, foto di Paul Ekman group

Infine, disprezzo e disgusto sono fortemente correlati tra loro, anche se restano comunque diversi. Entrambi possono essere diretti verso le persone e le loro azioni, mentre il disgusto può anche essere suscitato da oggetti che sono avversi ai sensi (gusto, olfatto, vista, udito, tatto) e invece il disprezzo include il sentimento di superiorità nei confronti della persona in questione. Il disgusto, espresso attraverso l’arricciamento del naso e il sollevamento del labbro superiore, spesso denota il rifiuto del contenuto stesso della menzogna.

Disgusto, foto di Paul Ekman Group
Disgusto, foto di Paul Ekman Group

Il disprezzo è infine l'unica emozione con un'espressione facciale unilaterale, il che significa non simmetrica. Come per tutte le emozioni l'intensità del disprezzo varia e può manifestarsi con o senza un accenno di rabbia.

Disprezzo, foto di Paul Ekman group.
Disprezzo, foto di Paul Ekman group.

Oltre le microespressioni facciali, il quadro d'insieme per smascherare i bugiardi

Le microespressioni facciali da sole, tuttavia, non bastano a decifrare o comprendere completamente una bugia. Lo studio deve essere integrale e coinvolge l'intero corpo, oltre che il tono della voce e la fluidità di chi parla: "Tra i segnali corporei più frequenti vi sono: il micro–ritardo tra la risposta verbale e il movimento del capo (asincronia comunicativa), il blocco respiratorio o il cambio improvviso del ritmo respiratorio, microgesti di autoprotezione o autostimolazione (toccare il collo, la bocca, il viso) e variazioni di tono muscolare dovute all’attivazione simpatica (irrigidimento, micro-sussulti). Anche la prosodia vocale cambia: la voce può diventare più acuta, con aumento del tremore o perdita temporanea di fluidità, per effetto dell’attivazione del muscolo cricoaritenoideo e del controllo motorio fine della fonazione", spiega Aceranti. In altre parole, anche se le microespressioni sono importantissime per smascherare una bugia, vanno sempre accompagnate da un'analisi intera e completa, per poter essere pienamente efficaci.

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