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Bipolarismo e amore “Tendiamo a patologizzare le persone anche nella loro dimensione affettiva e sessuale”

Il disturbo bipolare influisce profondamente sulle emozioni e sulle relazioni, ma vivere un amore stabile è possibile. Con il supporto della terapia, la consapevolezza dei segnali e confini chiari, la coppia può trovare un equilibrio condiviso. Lo spiega a Fanpage uno psicologo esperto in psicologia clinica.
Intervista a Dott. Antonio Catarinella
psicologo psicoterapeuta specialista in psicologia clinica e consulente delle identità sessuali
A cura di Elisa Capitani
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Il bipolarismo è un disturbo decisamente tra i più complessi, che influisce in modo significativo sull’umore, sull’energia e sul modo di vivere le relazioni. Quando si parla di amore e di coppia, però, questo tema viene spesso trattato con timore o superficialità, come se chi soffre di un disturbo psichiatrico non potesse vivere un legame stabile o autentico. Per fare chiarezza e capire cosa significhi davvero condividere una relazione con una persona che soffre del disturbo bipolare, analizzando quali difficoltà possono emergere, quali risorse esistono e come si può costruire un rapporto sano, abbiamo intervistato il dott. Antonio Catarinella, psicologo psicoterapeuta specialista in psicologia clinica e consulente delle identità sessuali, che ci ha aiutato a mettere a fuoco i punti essenziali, spesso poco conosciuti. Dalle oscillazioni emotive alle strategie per comprenderle, dal ruolo della terapia fino al diritto all’amore e alla sessualità, il legame tra bipolarismo e amore può in certi casi risultare sicuramente complicato, mai impossibile.

Che cos'è il bipolarismo

In primo luogo è necessario comprendere che cosa sia il bipolarismo. Si tratta di un disturbo dell’umore complesso, che non si limita a semplici sbalzi emotivi ma coinvolge cicli profondi e prolungati di euforia e depressione. Pur essendo una delle condizioni psichiatriche più studiate dagli esperti e più conosciuta dalle persone comuni, continua ancora oggi a essere circondata da incomprensioni e semplificazioni. Catarinella definisce il bipolarismo come "un’alternanza di episodi di umore opposto, da fasi di euforia e iperattività a fasi depressive più profonde". Queste oscillazioni possono assumere poi forme diverse, dal disturbo bipolare di tipo I, caratterizzato da episodi maniacali intensi, al tipo II, dove l’ipomania si alterna a depressioni significative, fino alla ciclotimia, una variante più lieve ma più costante nel tempo. In tutti i casi, precisa Catarinella, "non sono paragonabili alle normali variazioni dell’umore, perché compromettono la quotidianità in modo molto forte e influenzano la percezione di sé, le relazioni e il modo di affrontare la vita".

Come il bipolarismo influisce sulle relazioni

Nelle relazioni, il disturbo bipolare introduce una dinamica significativa: la fluttuazione emotiva. Si tratta di un cambiamento rapido, intenso e poco prevedibile dello stato emotivo, che non dipende dagli eventi esterni quanto dal disturbo stesso. Queste oscillazioni profonde modificano il modo di percepire sé stessi, l’altro e il rapporto. Durante le fasi maniacali o ipomaniacali, ogni emozione tende ad amplificarsi, l’entusiasmo cresce, l’energia aumenta, e il partner viene spesso idealizzato. Come spiega Catarinella, in questi momenti si può assistere a "un coinvolgimento emotivo molto rapido, totalizzante, con idealizzazione del partner e comportamenti decisamente molto impulsivi". La relazione, in questa fase, può sembrare travolgente, intensa, perfino perfetta, ma è un’intensità che nasce dalla fase dell’umore, non sempre da un sentimento stabile. Nelle fasi depressive accade invece l’opposto, l’emotività si spegne, subentra un senso di distanza, autosvalutazione e colpa. Ciò che prima sembrava luminoso ora può apparire lontano o insostenibile. Catarinella spiega come "Il partner può avere la sensazione di non essere più amato o di non riconoscere la persona che ha davanti. Queste oscillazioni incidono sul legame perché mantenere una continuità affettiva stabile diventa davvero difficile". Questa alternanza non nasce da incoerenza o mancanza di volontà, ma dal modo in cui il disturbo regola o meno il sistema emotivo. La relazione, quindi, potrebbe diventare un campo di battaglia in cui entrambi i partner devono imparare a distinguere la persona dal sintomo e a riconoscere quando certe reazioni nascono dall’amore e quando, invece, sono l’effetto di una delle fasi dell’umore. Sicuramente non si tratta di momenti facili, per nessuna delle due persone coinvolte.

Come gestire una relazione con un partner bipolare

Condividere la vita con una persona bipolare richiede consapevolezza, capacità di leggere i segnali e rispetto dei confini. È importante sottolineare che non deve significare prendersi cura dell’altro, ma diventare parte di un equilibrio che si costruisce giorno dopo giorno. Il primo passo è riconoscere la diagnosi e comprendere quali comportamenti possono anticipare una variazione dell’umore: irritabilità crescente, insonnia, entusiasmo eccessivo, oppure ritiro sociale e fatica emotiva. Catarinella sottolinea che "è importante individuare tempestivamente i segnali precoci per non interfacciarsi a atteggiamenti disfunzionali" e proteggere la stabilità della coppia. Un supporto fondamentale è poi il trattamento, gli stabilizzatori dell’umore giocano un ruolo decisivo nel prevenire le fasi acute e rendere più gestibili le oscillazioni, mentre la psicoterapia aiuta a sviluppare strategie di regolazione emotiva. In alcuni casi, la psicoeducazione di coppia diventa uno strumento prezioso perché insegna a comprendere l’altro senza farsi travolgere, permette di mettere ordine seguendo una strada sicura e sana. La relazione e l'amore tra partner non devono sostituirsi alla terapia, ma possono sicuramente affiancarla e rafforzarla.

La diagnosi non corrisponde all'interezza della persona

Accettare e comprendere il bipolarismo in una relazione significa, in primo luogo, riconoscere che la diagnosi non corrisponde all'interezza della persona. Catarinella lo ribadisce con molta chiarezza: "Il primo step è proprio l’accettazione, accettare se stessi, accettare la diagnosi, non definirsi attraverso di essa". Non si tratta in alcun modo di romanticizzare il disturbo, ma di integrarlo come parte della storia personale, una chiave di lettura utile per conoscersi e per conoscere meglio l’altro. Questa forma di accettazione diventa ancora più significativa se pensata all’interno di una società che spesso giudica, stigmatizza o infantilizza chi convive con un disturbo psichiatrico: "L'immaginario collettivo tende o a patologizzare le persone rispetto alla loro dimensione affettiva e sessuale, oppure ad infantilizzarle", spiega Catarinella. Il giudizio sociale, infatti, pesa perché è in grado di influenzare l’autostima, condizionare i rapporti e può rendere più difficile esprimere desideri, bisogni, fragilità. È per questo che una relazione sana nasce unicamente da uno spazio di rispetto e responsabilità, dove entrambi i partner riconoscono i limiti. Come spiega l'esperto: "L'amore diventa allora un luogo di crescita dove la coppia può viversi con rispetto e comprensione". Il film Il lato positivo (Silver Linings Playbook) racconta bene questa dinamica, due persone ferite, giudicate dal mondo esterno, trovano un equilibrio possibile proprio perché si accettano con le loro ombre e le loro luci. E il dottore conferma che anche nella realtà esiste un “lato positivo”: in alcune situazioni, quando il disturbo è riconosciuto e regolato, può emergere "una maggiore capacità di empatia, creatività o profondità affettiva", qualità che arricchiscono la relazione anziché minarla.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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