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Standard&Poor’s: “La crisi non è ancora finita. Italia rischia spirale deflazione”

“La Bce potrebbe aver instillato ai governi un senso di compiancenza politica” che ha rallentato le riforme, spiega l’agenzia di rating per cui uno stimolo della domanda tedesca aumentando la spesa pubblica avrebbe effetti limitati sull’economia italiana.
A cura di Biagio Chiariello
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La crisi dell'eurozona "non è ancora finita" anche se "il peggio dovrebbe essere passato". Lo sostiene un rapporto di Standard & Poor's il cui titolo neanche troppo stranamente , ha lo stesso titolo di quello pubblicato esattamente un anno fa: appunto, “La crisi dell’Eurozona non è ancora finita”. Insomma, in dodici mesi non è cambiato molto, scrivono gli analisti della agenzia di rating. Nel report si legge che l'area della moneta unica "sta entrando in una fase di crescita ostinatamente modesta, mentre prosegue il deleveraging e l'economia mondiale si indebolisce”. La bassa inflazione o la deflazione osservata Paesi come l’Italia, oltre che la Grecia e la Spagna rischia di “portare a una propensione al risparmio ancora più alta”, con un calo di consumi e investimenti che graverebbe sui prezzi “aumentando il rischio di una viziosa spirale deflazionistica”. Uno stimolo della domanda tedesca aumentando la spesa pubblica “avrebbe un effetto piuttosto limitato”, sulle economie di Italia, Spagna e Francia, si legge ancora nel report di S&P.

L'agenzia internazionale ricorda ancora che il rating della Francia ‘AA' è stato posto in outlook negativo da stabile e che anche in Finlandia c’è stato un downgrade ad ‘AA+'. Ciò vuol dire che nell'eurozona solo la Germania e il Lussemburgo hanno la ‘AAA'. "Nel 2006 erano in otto" ad avere la tripla A, ricorda S&P. "Noi crediamo che, come conseguenza involontaria della promessa delle sue Omt (il cosiddetto scudo anti-spread, ndr), la Bce possa aver instillato ai governi un senso di compiancenza politica" che ha rallentato le riforme, dichiara Moritz Kraemer, analista di S&P. "Solo dopo che i livelli di debito pubblico e privato saranno tornati a livelli appropriati – aggiunge Kraemer – torneranno domanda e crescita". Per Standard & Poor's sono dunque necessarie riforme fiscali, del lavoro e dell'istruzione, una riduzione della burocrazia e una maggior concorrenza. "Come i governi reagiscono alla volatilità attuale e al rallentamento economico sarà determinante per il futuro della zona euro", spiega ancora l'analista.

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