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Internazionali d'Italia a Roma

Vagnozzi svela l’aria strana in spogliatoio intorno a Sinner: “Sensazione che abbiamo avuto tutti”

Il coach di Jannik Sinner, Simone Vagnozzi, racconta le brutte sensazioni respirate intorno al numero uno al mondo negli scorsi mesi quando ci si trovava negli spogliatoi.
A cura di Paolo Fiorenza
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Ci siamo quasi, ancora qualche giorno e finirà l'attesa per rivedere finalmente in campo Jannik Sinner dopo la squalifica di tre mesi accettata in seguito al patteggiamento con la WADA: il numero uno al mondo tornerà a giocare sabato 10 maggio nel secondo turno degli Internazionali d'Italia a Roma contro il vincente tra Navone e Cinà. Il suo coach Simone Vagnozzi fa il punto sulle condizioni del 23enne altoatesino e conferma le parole di Sinner circa l'atmosfera strana che si respirava negli spogliatoi del circuito quando entrava Jannik, durante il dilagare delle chiacchiere e dei veleni sulla sua positività al Clostebol e sull'esito del ricorso della WADA.

Cosa aveva detto Sinner: "I giocatori mi guardavano in modo diverso"

A fine aprile Sinner aveva confessato che proprio quel sentirsi scrutato e annusato in maniera diversa lo aveva indotto a pensare addirittura a mollare tutto: "Mi ricordo prima dell'Australian Open quest'anno, ero in un momento non felicissimo – aveva detto al TG1 – In Australia non mi sentivo proprio a mio agio negli spogliatoi o al ristorante, i giocatori mi guardavano in modo diverso e non mi piaceva proprio".

Vagnozzi conferma la brutta atmosfera che circondava Jannik: "Sensazione che abbiamo avuto tutti"

Una percezione confermata da chi era con lui in quei momenti e respirava la stessa mancanza di empatia: "Eh, quella sensazione lì l'abbiamo avuta un po' tutti… Poi non so se fosse una cosa nostra o se gli altri lo pensassero davvero – spiega Vagnozzi al ‘Corriere della Sera' – Ho apprezzato molto le attestazioni di stima dell'ultimo periodo: la mamma di Rune, Casper Ruud, Zverev. Sono state dette tante cose non giuste ma anche qualcuna giusta. Vedo finalmente giocatori che dicono: attenzione, siamo tutti in una situazione di pericolo. Erano ragionamenti che prima non sentivo fare. Le contaminazioni involontarie ci sono, e sono difficilissime da controllare. Non è giusto fermare un giocatore per una contaminazione del tutto non volontaria, come nel caso di Jannik. Devi squalificare chi si dopa volontariamente, per migliorare la prestazione".

Simone Vagnozzi con Jannik Sinner in allenamento a Roma nei giorni scorsi
Simone Vagnozzi con Jannik Sinner in allenamento a Roma nei giorni scorsi

Cosa ha fatto Sinner durante i tre mesi di squalifica

Vagnozzi racconta il lavoro fatto nei mesi di stop forzato: "Abbiamo provato a vedere il bicchiere mezzo pieno e a risvoltare in positivo qualcosa che nessuno si augurava. Sappiamo che arriviamo qui senza partite: negli ultimi cinque mesi Jannik ha praticamente giocato solo due tornei, le ATP Finals e l'Australian Open. L'obiettivo, qui a Roma, è fare più partite possibili in vista del Roland Garros. Il primo mese di stop è stato il più rilassato. Jannik non ha toccato la racchetta, è tornato a casa dai suoi, si è riposato. Dal secondo mese abbiamo aumentato il ritmo e nelle ultime settimane, a Montecarlo, ci siamo concentrati sulle simulazioni di match con altri professionisti: l'allenamento, per quanto intenso, non ha nulla a che vedere con la partita di un torneo. Ora è tutto finito e possiamo concentrarci solo sul tennis, senza più avere un peso sulle spalle. Finalmente. Siamo felicissimi di essere qui".

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