Sinner racconta: “Ho lasciato tutto e la mia vita è cambiata completamente da un giorno all’altro”

Jannik Sinner non perde mai occasione per guardarsi indietro. L'obiettivo dichiarato del numero uno al mondo, a caccia della riconferma agli US Open, è quello di migliorarsi quotidianamente, sempre però tenendo presente il suo percorso e le origini. A volte sembra distaccato, quasi freddo, ma Jannik vive di emozioni forti in campo e fuori. Ne ha parlato nell'esclusiva docu-serie realizzata con Rolex, dal titolo "Il ritorno".
Sinner si racconta nella docu-serie Il Ritorno
Un Sinner diverso, intenzionato a raccontarsi un po' più fondo rispetto al solito: "Sai, da fuori non sembro così emotivo, ma lo sono. Quando vivo un momento difficile, a volte non riesco a trattenermi. Sono molto severo con me stesso. Ho dubbi ogni giorno".
I ricordi di Sinner, il pensiero delle origini
E per questo Sinner si è sempre dimostrato pronto per scelte forti, come quando in giovanissima età ha deciso di lasciare casa e famiglia per inseguire il sogno di giocare a tennis a livello professionistico. C'è sempre un mix di nostalgia e orgoglio, quando Jannik ripercorre tutto con la memoria: "Mi ricordo quanto lavoro ho fatto per arrivare fino a qui. Ripensando a da dove vengo…".
Sacrifici, come quelli che hanno fatto i suoi genitori inculcandogli la loro mentalità: "Sono cresciuto in una piccola città del nord Italia, in mezzo alle montagne. Non avevamo molto. Mio padre faceva il cuoco, mia madre la cameriera nello stesso ristorante".
L'addio alla sua terra e il sogno del tennis a 13 anni
Seppur soffrendo, ecco che Sinner nonostante la giovane età ha trovato una strada da seguire in salita ma stimolante: "A tredici anni e mezzo, ho scelto di diventare un tennista. Ho fatto una scelta difficile, trasferendomi in un posto per allenarmi. Circa sei ore e mezza, sette di macchina. Ho dovuto lasciare i miei genitori, i miei amici, mio fratello, gli altri due sport. Ho lasciato tutto a casa. La mia vita è cambiata completamente da un giorno all’altro. Allenandomi ogni giorno, sentendo dolori muscolari che non avevo mai provato prima. Ho capito che persona sono, cosa sono capace di fare, quanto sono cresciuto velocemente giocando lo sport che amo. Credo che questa sia stata la strada giusta per me".
Quella scelta ha forgiato Sinner che ora affronta le difficoltà con un atteggiamento sempre positivo. Basti pensare al caso Clostebol e alla necessità di conoscersi sempre meglio: "L’anno scorso ho fatto molta fatica a essere felice in campo, perché avevo sempre in mente questa vicenda di doping, ed è stato molto difficile".
Infine ecco un piccolo saggio del Sinner di oggi, della sua filosofia: "Credo che se sei felice fuori dal campo, allora in campo è più facile giocare. Sento che sta tornando un nuovo me stesso. Ho sempre creduto che se diventi una persona migliore, diventi anche un atleta migliore. E se fai bene le piccole cose ogni singolo giorno, diventi una persona migliore, hai più disciplina, più fiducia, più resilienza".