Sinner e il momento più difficile: “Era titubante, gli dicemmo che ci sono sfighe incontrollabili”

Jannik Sinner vuole chiedere questa stagione in bellezza, magari confermandosi campione alle ATP Finals di Torino. Un'annata intensa, forte, e non solo per gli eccezionali trionfi (in primis quello di Wimbledon) ma anche per le esperienze che hanno permesso al numero uno del mondo di crescere e plasmarsi ulteriormente. Il pensiero va a quei maledetti tre mesi di stop arrivati a chiudere il caso Clostebol. Altro che riposo, altro che ricarica delle energie: quel periodo mentalmente è stato tutt'altro che semplice e ci è voluta tutta l'abilità dei compagni di viaggio di Sinner per aiutarlo a metabolizzare.
Vagnozzi su Sinner e il periodo di stop forzato
Il suo team, ovvero la seconda famiglia del campione azzurro, è stato fondamentale e lo si capisce dalle parole di Simone Vagnozzi. Mentre il suo "gemello" Cahill ha aperto alla possibilità di continuare a lavorare con Jannik, il coach italiano è tornato prima dell'esordio del giocatore a Torino, sul periodo più difficile della stagione. Per Sinner è stata inizialmente durissima dover lavorare con la consapevolezza di non poter competere, dovendo rispettare le restrizioni figlie del patteggiamento con la WADA.

Vagnozzi racconta: "Ormai sembra passata una vita da quei tre mesi, sembra quasi che non ci siano mai stati. È stato un periodo complicato, mi ricordo il primo giorno a Monte Carlo quando dovevamo andarci ad allenare dopo che era arrivata la notizia. Jannik era un po’ titubante, io gli ho solo detto di andare lì a testa alta come sempre perché non avevamo fatto niente di male".
Mentre come di consueto il "rumore" impazzava (basti pensare a quanto accaduto anche pochi giorni fa dopo la rinuncia alla Davis), Vagnozzi cercava di toccare le corde giuste con Sinner per cercare di accompagnarlo nel superamento del momento difficile: "Volevo fargli capire che eravamo tutti vicini a lui, eravamo tutti sulla stessa barca – riporta Ubitennis – A volte nella vita succedono delle sfighe, ci sono cose che non puoi controllare. Non puoi darti ancora la zappa sui piedi, devi cercare di andare avanti".

Sinner e il team, sinergia vincente
Le cose non sono finite lì, perché quando tutto è finito, gli strascichi si sono visti anche durante le partite: "Potevamo solo stargli vicino e capirlo nei momenti difficili e di nervosismo, che a volte succedevano durante allenamenti e partite". Alla fine però è stato uno scambio alla pari, perché Sinner si è rivelato una fonte d'ispirazione per il suo team: "Nessuno però poteva attraversare quei mesi come ha fatto lui, è stato incredibile e di ispirazione anche per noi. C’è solo da fargli i complimenti, speriamo di non parlarne più perché sono stati mesi difficili".