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Torneo di Wimbledon 2023 di tennis

Perché tennisti e tenniste si vestono di bianco a Wimbledon: regola ferrea, colpa del sudore

Il bianco delle divise è una consuetudine che accompagna Wimbledon sin dalle sue origini, diventata regola scritta nel tempo. Talmente rigida da non risparmiare neanche dettagli a diversi tennisti nella storia, creando alcune tensioni.
A cura di Enrico Scoccimarro
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Wimbledon è da sempre il torneo tennistico per eccellenza, dove si respira lo spirito di questo sport, la storia e l'eleganza. È la manifestazione sportiva più esclusiva al mondo: una liturgia sacra, inderogabile, piena di classe e passione, ma nel segno del rispetto delle regole, assolute e ferree. La prima che balza subito all'occhio è l'obbligo per tutti i tennisti di indossare vestiti completamente bianchi in campo. Ma anche al di fuori, durante i momenti di relax tra le mura dell'elegantissimo e antichissimo circolo, sarebbe cosa gradita.

Per alcuni è solo un vecchio vezzo aristocratico da contrastare, per altri una sacra tradizione da non mettere mai in discussione, fatto sta che la regola è rigidissima, ma proprio della serie che o ti vesti in total white o non puoi mettere piede sul Green di Church Road. Punto. Non sono ammesse deroghe, vietato sgarrare: lo sa bene anche chi, nella storia del torneo, ha provato a "ribellarsi", sfidando questa regola estetica.

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La caratteristica è attiva sin dalla prima edizione del torneo che si è svolta nel 1877, quando a partecipare erano solo aristocratici e ricchi che vestivano abitualmente di bianco, perché erano gli unici che potevano permettersi di lavare i vestiti. Ma è diventata una regola scritta, codificata nel decalogo presente ora anche nel sito ufficiale, nel 1963, quando il bianco fu adottato come colore esclusivo dello Slam.

Inizialmente era solo un "prevalentemente bianco", poi nel 1995 è diventato "quasi tutto bianco" e solo più recentemente nel 2014 l’ordine del Grande Slam d’Inghilterra ha irrigidito la regola: il bianco deve comprendere anche suole delle scarpe, reggiseni, fasce e polsini. E se si indossano indumenti bianchi con contorni colorati? Non va bene, al massimo una linea che non deve superare un centimetro. Vale lo stesso per i cappellini e i loghi degli sponsor. Usare invece un bianco "sporco" magari sul panna o crema? Neanche, è bandito al pari di qualsiasi altro colore.

Le motivazioni sono diverse. Prima di tutto, per differenziarsi dagli altri tornei. Il bianco poi era il colore che distingueva l’alta borghesia e si differenziava dalle altre classi sociali. Un'altra è che le macchie di sudore sui capi colorati non siano mai piaciute (e continuino a non piacere) ai soci dell’All England Club e veniva utilizzato il bianco sia per coprirle che per non attirare il sole.

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E, come accennavamo, qualche tennista ha dovuto fare i conti con questo regolamento così rigido e altri lo hanno criticato pubblicamente. Nel 2013, ad esempio, Roger Federer fu costretto a cambiare le sue scarpe per via della suola arancione: un distacco troppo forte, fuori tema. Prima ancora, era stato fatto notare la stessa cosa a Pat Cash, australiano vincitore a Wimbledon nel 1987. Ritiratosi nel 2015 dal torneo delle leggende, aveva definito a Sky Uk la regola come "una cosa ridicola e arcaica".

Chiaramente, le marche si devono adeguare: molte tenniste vestite da Nike nel 2016 si erano lamentate per la fornitura della famosa azienda statunitense. I completini arrivati a Wimbledon erano svolazzanti, troppo sexy e pure scomodi. "Quando inizi a giocare ti tira da tutte le parti e ti senti nuda", aveva dichiarato la britannica Katie Boulter, ritrovatasi con i fianchi scoperti dopo un servizio. Tessuto trasparente, pieghe e molte porzioni del corpo in bella vista non avevano però disturbato gli ispettori: "Sono problemi della Nike", era stata la risposta dagli uffici dellAll England Club. A Wimbledon anche sui completini non si scherza.

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