Omar Camporese: “Senza Sinner per l’Italia sarà dura in Coppa Davis. Ma il suo obiettivo è chiaro”

“Non sono d’accordo, ma la rispetto". Con la consueta schiettezza Omar Camporese commenta la scelta di Jannik Sinner di rinunciare alla Coppa Davis. L’ex azzurro bandiera dell'Italia di Davis e oggi voce Rai, spiega a Fanpage.it perché la decisione era prevedibile e al tempo stesso inevitabile in un tennis sempre più logorante: "È stato fuori tre mesi, si è allenato tanto, ha bisogno di prepararsi per difendere le Finals e gli Australian Open. Ma da italiano, certo, mi dispiace". E sul gruppo azzurro, senza giri di parole: "Sinner ha sempre fatto la differenza. Senza di lui perdiamo tanto, diciamoci la verità".
Omar ti ha stupito questa scelta di Jannik Sinner di saltare le finals di Davis?
"Un po’ si sapeva, era già nell’aria. Però, insomma, io non sono d’accordo con la sua decisione, anche se la rispetto. Voglio dire, ci sarà un motivo se lui ha scelto di non giocare. Non la condivido, ma bisogna accettarla. Da italiano, mi dispiace, perché sarebbe stato bello vederlo partecipare: probabilmente ci avrebbe potuto portare anche la terza Coppa Davis consecutiva. Così, invece, la vedo abbastanza dura".
Nella vita di un tennista, però, scelte come questa fanno parte del mestiere, rientrano nella programmazione d'altronde abbiamo veniamo dai tanti forfait di Shanghai.
"Sì, esatto. Bisogna considerare anche quello. Lui è stato fuori tre mesi all’inizio dell’anno, dopo l’Australian Open e la sospensione che ha avuto. È rimasto fermo, ma poi ha ricominciato a Roma. Magari non ha giocato, ma si è allenato tantissimo, e probabilmente ha stressato molto il fisico. A Shanghai abbiamo visto tutti che è stata un’ecatombe. Questi tennisti giocano troppo. Devo dirti però che Sinner è uno dei pochi che si salva, perché rispetto agli altri sa gestire meglio la programmazione. Però sì, dai, sono troppi tornei, troppe esibizioni… anche questa da sei milioni e mezzo di dollari. È tutto troppo…".

Il povero Rune ha pagato dazio, bisogna fare particolare attenzione c'è grande stress fisico e mentale.
"Anche se non giochi la partita, ti alleni ogni giorno, sei sempre sotto pressione, concentrato dalla mattina alla sera. Quindi posso capire la decisione di Jannik: è una scelta che rispetto. Da italiano, mi dispiace — perché avrei preferito che giocasse, magari ci riportava la terza Coppa Davis, e sarebbe stato bellissimo — ma capisco perfettamente la logica dietro la sua decisione".
Il fatto di aver regalato due grandi gioie può aver inciso nelle sue scelte? Alla luce della tua esperienza in azzurro cosa pensi?
"Era un'altra Davis e quando facevi la programmazione sapevi che quelle 4 settimane erano per la Coppa. Poi bisognava vedere se ci arrivavi: noi arrivammo a settembre, giocando una semifinale e quindi era già stabilito ad inizio anno. Ora essendo nell'ultima fase te la puoi gestire, sapendo che è cambiata la formula del torneo.
Quale potrebbe essere stato secondo te il suo pensiero che lo ha portato a questa scelta?
"Lui ha bisogno probabilmente di allenarsi perché secondo me sa che deve difendere le ATP Finals, sa che con l'anno nuovo deve difendere gli Australian Open e poi secondo me ha voglia di tornare numero uno al mondo. In quei tre mesi che non ha giocato, farà più tornei per riprendersi la vetta. Per questo dice per me: non metto tante energie sulla Davis e mi preparo per quei tre mesi in cui l'anno scorso non ho giocato".

Abbiamo comunque un gruppo compatto: secondo te questo forfait di Sinner può essere uno stimolo per gli altri, una presa di responsabilità?
"Non penso. La Coppa Davis racchiude tutto: la responsabilità c’è sempre, è la stessa. I nomi sono quelli. Musetti potrebbe anche essere il secondo italiano alle ATP Finals, ma sappiamo che l’indoor veloce non è la sua superficie ideale. Bisogna poi vedere in che condizioni fisiche è Berrettini, perché purtroppo ultimamente è un’incognita, non si sa mai come sta davvero".
Resta Cobolli.
"Cobolli è l’unico che dà un po’ di garanzie però un match di Coppa Davis così importante, così tosto, non l’ha mai giocato. Ha fatto partite molto valide, questo senza dubbio, ma la Davis è un’altra cosa: c’è un’energia diversa. Ho sentito anche le sue parole — ha detto che per lui ‘un incontro di Coppa Davis vale sette volte di più che un torneo vinto' — e questo dimostra che ci tiene davvero. Bisognerà vedere come reagirà in un contesto del genere, ma caratterialmente mi sembra forte, pronto, con la testa giusta".
Comunque l'Italia perde tanto, ma resta competitiva?
"Senza Sinner perdiamo tanto, diciamoci la verità. Perdiamo un bel po’. Sinner ha sempre fatto la differenza: è un dato di fatto, oggettivo, e non è una mancanza di rispetto per gli altri".